Il padre di Saman Abbas, in lacrime, rilascia dichiarazioni spontanee
Shabbar, padre di Saman Abbas, continua a dichiararsi innocente. Ha rilasciato dichiarazioni spontanee alla Corte d'Assise di Reggio Emilia
Durante l’ultima udienza per il caso di Saman Abbas, terminata con una sentenza che sta facendo molto discutere, il padre Shabbar ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Ha parlato davanti alla Corte d’Assise di Reggio Emilia per un’ora e 40 minuti.
Shabbar continua a dichiararsi innocente e a sottolineare il bene che voleva a Saman Abbas. Ha negato di averle fatto del male e ha raccontato della storia d’amore tra sua figlia e il fidanzato Ayub Saqib.
Lei era il mio cuore, il mio sangue. Non ho mai ucciso o fatto del male a qualcuno. Andai a casa dei genitori di Saqib, non li minacciai. Dissi che non andava bene che lui pubblicasse gli scatti su Instagram di loro due insieme. Prima era meglio che si sposassero. Per noi non va bene che le guardino dal Pakistan. I genitori mai pensano male per i figlio e io non l’ho fatto per Saman.
Shabbar Abbas è scoppiato in lacrime in aula.
Mai ho pensato di uccidere mia figlia. Mi hanno dato un’etichetta i giornalisti. Questa persona è un cane, ha ucciso sua figlia. Ma lei era il mio cuore, era il mio sangue. Era una ragazza intelligente e forte, ma diceva tante bugie.
Shabbar ha poi parlato del figlio minore, accusandolo di aver detto solo bugie e di aver parlato in base ai Carabinieri e al suo avvocato. Secondo il racconto del padre, Saman aveva deciso di andare via quella sera, si era preparato uno zainetto e aveva detto loro che sarebbe passata un’amica a prenderla.
Il mio sangue e il mio cuore andò via a mezzanotte. Io non stavo bene. Sono andato in fondo fino alle serre. Non ho visto nulla. Ho pensato fosse andata via un’altra volta. Con chi andava Saman? Chi ha ucciso mia figlia? Sono le mie domande, mancano tante cose. Anche io voglio capire chi l’ha uccisa. Fate giustizia come volete.
Saman Abbas: la sentenza della Corte d’Assise di Reggio Emilia
La Corte d’Assise di Reggio Emilia ha condannato i genitori di Saman all’ergastolo e lo zio Danish, dopo aver accolto il rito abbreviato e la riduzione della pena, a 14 anni di reclusione. I due cugini, invece, sono stati assolti e liberati.