“Ecco perché l’ho fatto” il compagno di Giada Zanola confessa il movente dell’omicidio
Troppe le incongruenze nel suo racconto, tanto che gli investigatori si sono subito insospettiti: poi è emersa la verità
Emergono nuovi dettagli sul delitto di Giada Zanola, la madre gettata giù dal cavalcavia dell’A4 dal compagno e padre del suo bambino di soli 3 anni. Oggi verrà effettuata l’autopsia sul corpo della giovane donna, gli inquirenti vogliono capire se sia prima stata colpita.
Il violento volo non le ha lasciato scampo, purtroppo Giada è stata travolta da un tir in corsa. Dopo il delitto, Andrea Favero è tornato a casa e si è messo a dormire. Inizialmente le autorità hanno ipotizzato un gesto estremo, ma ben presto è emersa la straziante verità. Sono state proprio le troppe incongruenze nel racconto dell’uomo ad insospettire gli investigatori. Poi sono arrivate le prime ammissioni dell’accusato.
Durante l’interrogatorio, gli agenti della Mobile di Padova hanno notato delle escoriazioni sulle braccia di Favero, evidenti segni di difesa. Dopo averlo ascoltato a lungo, sono scattate le accuse per delitto volontario. Secondo gli inquirenti sarebbe stato proprio il compagno a spingerla giù dal cavalcavia e avrebbe poi inscenato il suo piano per far credere a tutti che si fosse tolta la vita.
Ha chiamato sul cellulare di Giada Zanola e poi le ha mandato un sms mostrandosi arrabbiato e accusandola di essere uscita di casa per andare a lavorare senza salutarlo e senza salutare il loro bambino. “Sei andata al lavoro? Non ci hai nemmeno salutato”. Avrebbe poi mandato dei messaggi all’amica di Giada, affermando di non sapere cosa fosse accaduto alla sua compagna e di aver appreso la notizia di suo “gesto disperato” dai vicini di casa.
Alla fine, Andrea ha ammesso ai poliziotti che quella sera avevano litigato e che si trovavano insieme sul cavalcavia. Ma cosa è successo dopo? A questa domanda, l’accusato non ha saputo rispondere affermando di avere un vuoto. L’unica cosa che ricorda è di essere tornato a casa: “Ricordo solo che continuava ad offendermi e a ricattarmi dicendomi che avrebbe portato via mio figlio”.
Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire con esattezza il delitto della giovane mamma. Dalle indagini è emerso che Giada aveva annullato le nozze fissate per il 21 settembre, nonostante fosse tutto ormai quasi pronto. Andrea avrebbe parlato anche di un collega di lavoro, un presunto rivale d’amore. “Per via di mio figlio, Giada mi teneva in pugno”.
Testimoni hanno raccontato che i due litigavano spesso, anche per motivi economici. Un’amica ha raccontato di aver visto delle foto di ecchimosi dopo un litigio che la giovane mamma aveva avuto con il compagno. Un litigio avvenuto il 27 maggio.
Sarà ora fondamentale capire, grazie all’esame autoptico, se Giada sia stata colpita prima di precipitare per 15 metri.