“Aveva paura che lui..” la migliore amica di Giada Zanola svela le confidenze fatte dalla vittima: emerge un elemento importantissimo
Giada Zanola viveva nella paura, lo aveva raccontato alla sua amica: nuovi importanti elementi nelle mani degli investigatori
Una nuova straziante ipotesi sul delitto di Giada Zanola. Andrea Favero potrebbe averla stordita prima di gettarla dal cavalcavia dell’A4. Dopo l’interrogatorio di garanzia, il Gip ha deciso che l’accusato resterà in carcere. Ora si attendono i risultati dell’autopsia, che saranno fondamentali al fine di ricostruire il delitto della giovane mamma.
Nuovi elementi sono emersi nelle ultime ore. Giada Zanola forse era incosciente o addirittura già priva di vita, prima di quel volo di 15 metri. Ci vorrà del tempo, affinché il medico legale riesca a capire come sia morta la povera mamma. Il suo corpo, purtroppo, viste le condizioni dopo il passaggio del tir, non permette di individuare elementi chiari dagli esami preliminari. Si attendono inoltre i risultati dell’esame tossicologico, al vaglio delle forze dell’ordine c’è anche la possibilità che la donna sia stata stordita.
Nuove testimonianze raccontano degli sfoghi di Giada Zanola. Aveva paura del suo compagno, ormai vivevano separati in casa. Aveva confidato ad una sua amica la sua paura di essere drogata dal padre di suo figlio e di essere vittima di ricatti a sfondo sessuale. Sembrerebbe che Andrea Favero avesse realizzato dei filmini con la sua compagna e li stesse usando per ricattarla. La polizia postale sta indagando sui fatti, tuttavia il cellulare della vittima non si trova. Gli inquirenti non sono riusciti a trovare il dispositivo in casa e nemmeno sul luogo del delitto.
Nelle ultime ore sono emerse anche informazioni sulla nuova relazione di Giada. Sembrerebbe che Zanola avesse conosciuto un altro uomo sul posto di lavoro, al distributore di carburante di Vigonovo. Una relazione che la donna non avrebbe nascosto al padre di suo figlio.
Gli investigatori stanno cercando di ricostruire passo passo quanto accaduto quella notte. L’accusato aveva inizialmente negato di trovarsi con la sua compagna sul cavalcavia. Non aveva però pensato alle telecamere di sorveglianza. Alla fine, ha raccontato agli agenti che avevano litigato a casa e lui l’aveva seguita con la macchina. Tuttavia non ricorderebbe altro, se non di essere tornato a casa a dormire.
Un vuoto di memoria. Non ricordo se siamo saliti sul gradino della ringhiera che si affaccia sull’autostrada.
Gettare una donna oltre la ringhiera, mentre cerca di fare resistenza, è quasi impossibile. Gli inquirenti sospettano che Giada fosse stordita o già priva di vita. I risultati dell’autopsia e dei test tossicologici saranno per questo di estrema importanza.