“Com’è andata davvero” L’avvocato indagato per la morte di Cristina Frazzica non si nasconde più e rompe il silenzio: la rivelazione sulla tragedia
Per il caso di Cristina Frazzica, l'avvocato indagato, al centro di una gogna mediatica, esce allo scoperto e spiega come sono andate le cose
Continuano le indagini su quanto accaduto domenica a Posillipo alla giovane donna in kayak travolta da un’imbarcazione. Sul caso di Cristina Frazzica interviene anche l’avvocato coinvolto, l’unico indagato per il suo decesso. Era lui alla guida del natante che ha travolto e ucciso la 31enne. L’uomo, sottoposto in questi giorni a gogna mediatica, ha deciso di parlare per spiegare come sono andate le cose.
Si chiama Guido Furgiuele l’avvocato napoletano che si pensa possa essere coinvolto nell’incidente avvenuto nel mare di Napoli domenica scorso. Incidente nel quale, purtroppo, ha perso la vita la ricercatrice di 31 anni.
L’avvocato è il proprietario dell’imbarcazione ritenuta responsabile del decesso di Cristina Frazzica. Era lui al timone del natante e a bordo c’erano diverse persone. Nessuno si sarebbe accorto dell’impatto.
Guido Furgiuele è finito al centro di una gogna mediatica che spera possa finire presto. Lui è pronto ad assumersi ogni responsabilità se emergerà il fatto che è stata proprio la sua barca ad uccidere Cristina. Ha totale fiducia nell’autorità giudiziaria.
Ovviamente è addolorato e dispiaciuto per quanto accaduto in quella maledetta domenica, ma anche per quello che sta accadendo a lui. Ha voluto raccontare la sua versione dei fatti, per spiegare cosa è successo secondo lui.
Sul caso di Cristina Frazzica parla ora l’avvocato che sarebbe coinvolto nel suo decesso
L’avvocato ha spiegato di avere “patente senza limiti, per imbarcazioni a motore ed a vela dal 1998 e non ho mai causato sinistri“. Il penalista ripercorre poi la giornata di domenica: nel pomeriggio, mentre rientrava da Ischia, all’altezza di Villa Rosebery un suo ospite ha notato a poppa una persona che chiedeva aiuto in acqua.
Lui ha subito decelerato e virato, tornando indietro per prestare soccorso. L’avvocato ha messo in salvo il superstite a più di 300 metri dalla costa. Poi ha appreso che c’era una ragazza con lui e che entrambi erano stati travolti da una barca ad alta velocità. È stato proprio lui a dare l’allarme. “Il superstite non ha riconosciuto la mia barca come quella che li aveva investiti e la mia non è una barca veloce. Noi, in sette a bordo, non avevamo sentito niente“. Lui rimarrà a disposizione della Procura fino a quando non sarà fatta chiarezza su quanto accaduto a Cristina.