Thomas Luciani, effettuata l’autopsia sul corpo del 16 enne: l’esito dell’esame è straziante
Nelle parole della Procura si evince l'efferatezza e la crudeltà nell'omicidio di Thomas Luciani: l'esito dell'autopsia e le intenzioni degli assassini
L’esito dell’autopsia sul corpo di Thomas Luciani, 16 anni ucciso a Pescara da due suoi coetanei, non lascia dubbi sulla causa del decesso. Sul corpo della vittima, il medico legale ha riscontrato circa 25 ferite da coltello che hanno causato una rapida e irreversibile perdita di sangue e di conseguenza la morte del giovane.
L’esame, eseguito da Cristian D’Ovidio, durato 6 ore per la sua complessità, ha rivelato che i fendenti hanno perforato entrambi i polmoni, causando il decesso del ragazzo in pochi istanti. Il gip Roberto Ferrari del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila, ha convalidato il fermo dei due 16enni ritenuti responsabili dell’omicidio, sottolineando la gravità dell’azione e la mancanza di un movente valido:
“Il quadro indiziario fa pertanto risaltare come causa determinante dell’azione sia l’impulso lesivo, quello di provocare sofferenza e uccidere un essere umano, sino quasi a integrare il motivo futile, ossia il motivo meramente apparente e in realtà inesistente, che cela l’unico vero intento, che è quello di cagionare sofferenza e morte.”
Le indagini hanno ricostruito in modo chiaro la dinamica dell’accaduto, confermando che il decesso di Luciani è stato provocato volontariamente da un atto violento e senza senso. L’accusa punta il dito soprattutto su uno dei giovani accusati dichiarando senza indugi:
“Mostrava con chiarezza la piena capacità del diretto interessato di portare a compimento l’opera senza il contributo di altri”
Le immagini delle telecamere di sorveglianza e le testimonianze raccolte hanno contribuito a inchiodare gli indagati. Secondo gli atti della magistratura, hanno agito con la massima freddezza e noncuranza dell’enormità del gesto compiuto. Anche l’acquisto di droga poco dopo l’omicidio, come confermato da un selfie scattato su una spiaggia di Pescara, fa emergere la freddezza e il disprezzo con cui i ragazzi hanno agito.
Gli altri adolescenti interrogati sono concordi nell’affermare che uno di loro abbia detto con fermezza che l’azione da compiersi era necessaria, quasi una “forma di rispetto“. Uno dei ragazzi ha raccontato agli inquirenti che la stessa persona ha chiesto a tutti i componenti del gruppo di mantenere il silenzio. Come in una piccola, ma in regola banda di malavitosi navigati.
Una tragedia nella tragedia perché sia la vittima che i carnefici sono minorenni e tutti sono la cartona al tornasole della società del futuro.
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