La festa del cinema di Roma si apre con “Berlinguer – La grande ambizione” di Andrea Segre
Il Festival del Cinema di Roma celebra l’apertura con il nuovo film di Andrea Segre, “Berlinguer – La grande ambizione”, che debutterà nelle sale il 31 ottobre grazie a Lucky Red. Questa proiezione segna l’inizio di una manifestazione culturale che propone una riflessione sull’Italia degli anni ’70, un periodo caratterizzato da cambiamenti sociali e politici significativi. Divenuto oggetto di analisi e dibattito, il film riporta sullo schermo la figura incisiva di Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, scomparso in circostanze drammatiche durante un comizio a Padova.
Un viaggio nei tumultuosi anni ’70
L’ambientazione temporale del film si estende dal 1973 al 1978, anni storici per l’Italia e per la sua vita politica. In questo periodo, il Paese vive profondi cambiamenti sociali e culturali, dai movimenti per i diritti civili alla nascita di ideali nuovi, fino ai tragici eventi segnati dalla morte di personalità come Salvador Allende e Aldo Moro. Attraverso la visione di Segre, il film offre uno spaccato di un’Italia in cui un italiano su tre votava per il PCI, in un contesto di divisioni ideologiche e tensioni sociali.
Elio Germano, protagonista del film, incarna Berlinguer in un’interpretazione che maggiormente presta attenzione a dettagli come postura, accento sardo e gestualità. La sua rappresentazione del leader comunista è caratterizzata da una profonda introspezione, rappresentata visivamente nei silenzi e nei gesti che comunicano un peso emotivo impregnato di storia. L’interpretazione si muove delicatamente tra le sfide politiche e sociali, cercando di restituire al personaggio la sua umanità e il suo impegno per il bene comune.
Riflessioni sul passato e sulle assenze dell’oggi
Germano ha dichiarato che la riflessione principale che scaturisce dal film riguarda ciò che rimane della collettività italiana di quel tempo. Lavorando a questo progetto, ha colto l’essenza di un’epoca in cui le persone si sentivano unite da un senso di responsabilità reciproca, a differenza di un presente in cui la competizione individuale sembra prevalere. La memoria di Berlinguer riemerge come una figura che incarna un ideale di comunanza, in contrapposizione alla frattura sociale che si vive oggi.
Il film solleva interrogativi: ci si chiede cosa ci manchi della solidarietà e dell’impegno collettivo, essenziali per affrontare le sfide attuali. Germano esprime un crescente senso di impotenza nei confronti della situazione contemporanea, dove il pessimismo sembra dominare il dibattito pubblico su tematiche come la guerra e altri conflitti irrisolvibili. La narrazione offre spunti di riflessione su come il passato possa illuminare la via per il futuro.
Una rievocazione critica della storia
Un aspetto importante evidenziato nel film è il riferimento alla parola “fascista” e le sue connotazioni attuali. L’attore e regista sottolineano come certi temi storici risultino oggi osteggiati e dimenticati, essendo la valorizzazione dei principi costitutivi della Repubblica Italiana ostacolata da chi detiene privilegi e potere. Germano mette in evidenza il fatto che, dopo figure come Berlusconi, si è assistito a un tentativo di riscrivere oppure minimizzare un’epoca storica significativa che ha influenzato l’identità politica del Paese.
La figura di Berlinguer diventa simbolo di quella lotta per una giustizia sociale e per l’ideale di un socialismo democratico che strizzava l’occhio ai diritti per tutti. La proclamazione di valori come la distribuzione equa della ricchezza emerge come una risposta necessaria a problemi contemporanei come la corruzione e il potere concentrato nelle mani di pochi.
Un film collettivo e corale
“Berlinguer – La grande ambizione” non è solo un ritratto di un uomo, ma un’opera corale che coinvolge un ampio cast di attori e comparse. Direttamente collegati non solo alla storia di Berlinguer, ma all’intera epoca, essi contribuiscono a creare un mosaico ricco di sfumature e realtà diverse. Germano parla di oltre cinquanta attori e millecinquecento comparse, insieme a materiali d’archivio, che hanno arricchito il racconto cinematografico, cementando il legame tra il passato e il presente.
L’arte della recitazione, unita a un’incredibile attenzione ai dettagli storici, rende il film un progetto ambizioso che mira non solo a intrattenere, ma soprattutto a educare e far riflettere. In questo senso, il film di Segre è un importante contributo al dibattito culturale italiano, che continua a esplorare le tensioni e le aspirazioni di un popolo in continuo divenire.