Grave lutto nel mondo dello sport, aveva solo 37 anni: la situazione è tragica

La prematura scomparsa del pugile lituano Genadij Krajevskij, noto per le sue sconfitte, solleva interrogativi su un possibile suicidio e la mancanza di supporto per i combattenti in difficoltà.

La notizia della scomparsa di Genadij Krajevskij, pugile lituano di 37 anni, ha scosso profondamente il mondo della boxe. Krajevskij si era ritirato solo quattro mesi prima, dopo aver accumulato una carriera costellata da 75 sconfitte su 76 incontri. Le circostanze della sua morte sono ancora oggetto di indagine, ma emergono preoccupazioni riguardo a possibili gesti estremi legati alla sua situazione personale. Molti nel settore esprimono preoccupazione per il supporto che i pugili ricevono dopo il ritiro, specialmente in un contesto in cui la salute mentale è un tema sempre più rilevante.

La carriera di Genadij Krajevskij

Genadij Krajevskij, noto nel mondo della boxe come il “Bombardiere del Baltico”, ha iniziato la sua carriera nel pugilato nel 2018. Nonostante il suo palmarès poco invidiabile, il pugile lituano ha guadagnato un seguito di fan affezionati. La sua ultima apparizione sul ring è avvenuta ad agosto, in un incontro contro il promettente Levi Vaughan, che si è concluso con una sconfitta. La carriera di Krajevskij è stata segnata da un numero elevato di sconfitte, ma ha anche avuto momenti di grande visibilità, come il combattimento contro Tommy Fury, fratellastro dell’ex campione dei pesi massimi Tyson Fury, nel novembre 2020. In quell’occasione, Krajevskij è stato fermato al secondo round per KO tecnico.

Reazioni alla scomparsa di Krajevskij

La scomparsa di Krajevskij è stata accolta con grande tristezza nel mondo del pugilato, con molti messaggi di cordoglio che sono arrivati tramite i social media. Colleghi e fan hanno espresso la loro ammirazione per il pugile, sottolineando il suo spirito combattivo e la sua dedizione allo sport. Tuttavia, la notizia ha anche sollevato interrogativi sulla mancanza di supporto e risorse disponibili per i pugili che si trovano a dover affrontare la vita dopo il ritiro. La British Boxing Board of Control aveva revocato la licenza di Krajevskij, costringendolo a ritirarsi in un periodo già difficile, e questo ha portato a ulteriori speculazioni sulle pressioni che ha dovuto affrontare.

L’ombra del suicidio dietro la morte di Krajevskij

Le circostanze della morte di Krajevskij hanno suscitato preoccupazioni riguardo a possibili atti estremi. Nick Blackwell, ex pugile, ha condiviso un post in cui evidenzia la mancanza di supporto per gli atleti che soffrono di danni cerebrali e di salute mentale. Blackwell ha affermato che molti pugili si sentono abbandonati una volta terminata la loro carriera, e ha invitato a una maggiore attenzione nei confronti della salute mentale degli sportivi. “Un altro boxeur se n’è andato perché si è tolto la vita. Deve essersi sentito così solo”, ha scritto, sottolineando l’urgenza di un sistema di supporto più robusto per coloro che affrontano le difficoltà dopo il ritiro.