È morto Franco Piperno
Franco Piperno, fisico e fondatore di Potere operaio, è morto a 82 anni a Cosenza. Ricordato per il suo impegno politico e il tentativo di mediazione durante il rapimento di Aldo Moro
Franco Piperno, importante fisico e accademico, è deceduto all’età di 82 anni. La sua carriera è stata segnata da un forte impegno politico come uno dei fondatori di Potere operaio, un movimento della sinistra extraparlamentare. Durante il suo attivismo, ha tentato di mediare con le Brigate rosse nel 1978 per facilitare la liberazione di Aldo Moro. Negli ultimi tempi, Piperno risiedeva in provincia di Cosenza, dove è stato ricoverato prima della sua morte.
La vita e la carriera di Franco Piperno
Nato il 5 gennaio 1943 a Catanzaro, Franco Piperno ha intrapreso la sua carriera accademica dopo aver conseguito la laurea in Fisica presso l’Università di Pisa. Negli anni Sessanta, il suo percorso politico è iniziato con l’adesione a movimenti di sinistra, culminando nel 1969 con la fondazione di Potere operaio, insieme a figure di spicco come Toni Negri e Oreste Scalzone. La sua attività nel movimento lo ha reso una figura di riferimento nell’ambito della sinistra extraparlamentare, un periodo storico caratterizzato da tensioni sociali e politiche in Italia.
Durante il rapimento di Aldo Moro, Piperno ha cercato di trovare un dialogo tra le Brigate rosse e il governo della Democrazia Cristiana, un tentativo che si è rivelato infruttuoso. La sua posizione e il suo coinvolgimento in eventi di questo calibro lo hanno reso una figura controversa, ma anche rispettata nel contesto del dibattito politico di quegli anni. Le sue riflessioni sulla necessità di conciliare la violenza politica con le aspirazioni sociali sono state ampiamente discusse e hanno segnato il suo pensiero.
Le vicende legali e il processo 7 aprile
Franco Piperno è stato coinvolto nel noto processo 7 aprile, che ha avuto inizio nel 1979 e ha visto l’arresto di numerosi militanti di sinistra. Accusato di essere uno dei “cattivi maestri” dietro una presunta organizzazione violenta, Piperno ha scelto di fuggire all’estero, prima in Francia e poi in Canada. Solo al termine del procedimento legale, è tornato in Italia, dopo aver scontato una condanna di due anni per associazione sovversiva. Durante la sua latitanza, ha approfittato della dottrina Mitterrand, che garantiva protezione a chi affrontava reati di natura politica.
Il processo 7 aprile ha messo in luce le tensioni tra vari gruppi della sinistra extraparlamentare e le forze armate, senza però dimostrare un legame diretto tra Potere operaio e le Brigate rosse. La condanna di Piperno, considerata relativamente leggera rispetto alle richieste della Procura, ha evidenziato la complessità della situazione politica e sociale dell’epoca, in un contesto in cui il governo italiano cercava di affrontare la crescente violenza politica.
Ritorno in Italia e impegno culturale
Dopo aver scontato la sua pena, Piperno è tornato in Calabria, dove ha continuato a lavorare nel campo accademico e culturale. A Cosenza, è stato uno dei fondatori di Radio Ciroma, una radio indipendente che ha dato voce a diverse istanze sociali e culturali della regione. Ha insegnato in diverse università in Italia e all’estero, concludendo la sua carriera all’Università della Calabria, dove ha contribuito alla formazione di nuove generazioni di studenti.
Oltre all’attività accademica, Piperno ha ricoperto ruoli pubblici, come quello di assessore alla Cultura nel Comune di Cosenza. La sua figura è emersa anche nel contesto politico nazionale durante la votazione per il presidente della Repubblica nel 2006, quando ha ricevuto alcuni voti nei vari scrutini. La sua vita è stata caratterizzata da un costante impegno per la cultura e la politica, rimanendo sempre una figura di riferimento per molti, anche dopo il suo ritiro dalla scena pubblica.