È morto Bruno Pizzul: Italia in lutto
Bruno Pizzul, storica voce del calcio italiano, è scomparso a 87 anni, lasciando un'eredità indelebile nel giornalismo sportivo e nei ricordi degli appassionati di calcio
Bruno Pizzul, storica voce del giornalismo sportivo italiano, è deceduto all’ospedale di Gorizia, a pochi giorni dal compimento del suo 87esimo compleanno. La sua carriera è stata caratterizzata dalla narrazione di eventi sportivi indimenticabili, in particolare delle partite della Nazionale di calcio, che ha seguito per decenni con passione e professionalità.

Un’epoca segnata da una voce inconfondibile
Bruno Pizzul rappresenta un pezzo fondamentale della storia del giornalismo sportivo italiano. La sua voce ha accompagnato le gesta della Nazionale Azzurra attraverso cinque Coppe del Mondo e quattro Campionati Europei. La sua telecronaca, caratterizzata da un’enfasi misurata e da un linguaggio mai eccessivo, ha saputo catturare l’attenzione degli spettatori, rendendo ogni partita un evento memorabile. Frasi iconiche come “Baggio… Baggio… Baggio… goooool!” durante i Mondiali del 1990, hanno fatto parte della cultura calcistica italiana, facendo rivivere emozioni forti e indimenticabili.
La narrazione di Pizzul si è distinta per la sua capacità di evocare non solo il gioco, ma anche le emozioni dei momenti chiave. Ogni telecronaca era un racconto che andava oltre il semplice risultato, ponendo attenzione anche ai volti e alle storie dei protagonisti. La sua voce ha risuonato in occasioni storiche, come il successo del Milan in Coppa delle Coppe nel 1973, e la vittoria della Lazio nel 1999, fino a giungere alla storica finale di Euro 2021, dove, pur non in veste ufficiale, ha condiviso l’emozione della vittoria dell’Italia contro l’Inghilterra con la frase “Siamo campioni d’Europa!” davanti a un maxischermo a Cormons.
Il dramma di Heysel e il peso della cronaca
Bruno Pizzul ha vissuto anche momenti tragici nel corso della sua carriera. Uno dei più drammatici è stato il racconto della tragedia allo stadio Heysel di Bruxelles durante la finale di Coppa dei Campioni del 1985, in cui persero la vita 39 persone. Pizzul ha descritto il suo stato d’animo in quel momento difficile, sentendosi sopraffatto dalla responsabilità di dover narrare un evento così tragico. Ha raccontato di aver ricevuto richieste da parte di giovani spaventati, che gli chiedevano di rassicurare le loro madri sulla loro sicurezza, un momento che ha messo in luce le difficoltà etiche e emotive che i giornalisti possono affrontare in situazioni di crisi.
La sua capacità di affrontare tali eventi con dignità e professionalità ha contribuito a costruire la sua reputazione come uno dei più grandi telecronisti italiani. Pizzul ha sempre mantenuto una visione critica nei confronti dell’evoluzione del mondo delle telecronache, evidenziando come oggi vi sia una tendenza a parlare eccessivamente durante le partite, rispetto ai tempi in cui iniziò la sua carriera.
Un lascito indelebile per il giornalismo sportivo
La carriera di Bruno Pizzul non si è limitata solo alla telecronaca. Dopo il suo ritiro nel 2002, ha continuato a essere una figura influente nel panorama sportivo italiano attraverso programmi televisivi come Domenica Sprint e la Domenica Sportiva. Il suo approccio sobrio e misurato alla narrazione ha lasciato un’impronta duratura nel modo in cui il calcio è raccontato in Italia.
Il suo contributo al giornalismo sportivo va oltre le partite e gli eventi che ha seguito. Pizzul ha rappresentato un modello di professionalità e passione, influenzando generazioni di telecronisti e appassionati di sport. La sua voce e il suo stile narrativo rimarranno per sempre un riferimento nella storia del calcio italiano, un legame tra il passato e il presente dello sport che ha unito tantissimi tifosi nel corso degli anni.