“Ora sono io il cattivo, ma..” Manuel Bortuzzo rompe il silenzio dopo la condanna a Lulù Selassié, i dettagli delle minacce fanno paura

Lulù Selassié condannata a un anno e otto mesi per stalking nei confronti dell'ex Manuel Bortuzzo, che ha denunciato comportamenti ossessivi e violenti dopo la fine della loro relazione.

Lulù Selassié è stata recentemente condannata a un anno e otto mesi di reclusione con la condizionale per stalking nei confronti di Manuel Bortuzzo, ex concorrente del Grande Fratello e campione paralimpico di nuoto. La loro conoscenza risale all’edizione del 2022 del reality show, dove la relazione è iniziata ma ha preso una piega drammatica quando Bortuzzo ha deciso di interromperla. Selassié non ha accettato la fine della loro storia, continuando a contattarlo e, in alcuni casi, aggredendolo fisicamente.

Dopo la condanna, Bortuzzo ha rilasciato un’intervista a Il Giornale, esprimendo un senso di sollievo. Ha dichiarato che inizialmente Selassié non sembrava prendere sul serio le sue affermazioni riguardo alla rottura, continuando a negare la realtà della situazione. Bortuzzo ha ribadito più volte che la sua decisione non era dovuta a un’altra relazione, ma piuttosto alla sua volontà di chiudere definitivamente con Selassié. Tuttavia, la situazione non è migliorata, portando a un’escalation di comportamenti indesiderati da parte della giovane.

Da pedinamenti a minacce di morte

Manuel Bortuzzo, 25 anni, ha deciso di porre fine alla relazione con Lulù Selassié, 26 anni, quando ha osservato comportamenti che lo preoccupavano. Il nuotatore ha dichiarato di essersi reso conto che non c’erano i presupposti per continuare. Da quel momento, Selassié ha iniziato a manifestare un’ossessione nei confronti di Bortuzzo, seguendolo anche durante i suoi impegni sportivi. La situazione è degenerata, passando da violenze verbali a fisiche. Bortuzzo ha descritto un episodio in cui, a causa della sua disabilità, si è trovato in una posizione vulnerabile ma ha comunque tentato di difendersi, afferrando Selassié per un polso e accompagnandola alla porta, preannunciando un possibile ricorso al tribunale. Tuttavia, le minacce di morte da parte di Selassié lo hanno profondamente angosciato.

Bortuzzo ha spiegato che non era tanto la minaccia in sé a spaventarlo, quanto il ricatto psicologico che Selassié esercitava su di lui. Questo tipo di violenza, sebbene non fisica, ha avuto un impatto significativo sulla sua vita e sul suo benessere psicologico. La situazione ha costretto Bortuzzo a prendere decisioni difficili e a riconoscere l’impossibilità di gestire la situazione da solo. La sua esperienza mette in luce come anche minacce di natura psicologica possano costituire una forma di violenza inaccettabile.

Il ricorso in tribunale

Consapevole di non poter affrontare la situazione da solo, Manuel Bortuzzo ha deciso di ricorrere al tribunale, chiedendo una misura cautelare di allontanamento nei confronti di Lulù Selassié. La decisione di andare in tribunale ha portato a una sentenza che ha confermato la sua posizione da vittima. Dopo il verdetto, Bortuzzo ha dichiarato di sentirsi più sereno, ma ha anche notato che, nonostante non avesse commesso alcun reato, le percezioni pubbliche lo etichettavano come il colpevole nella situazione. Ha sottolineato che l’amore, sia per uomini che per donne, non dovrebbe mai giustificare violenze, siano esse psicologiche o fisiche. La sua testimonianza mette in evidenza le complessità delle dinamiche relazionali e l’importanza di affrontare e denunciare comportamenti abusivi.