L’artista che vuole cambiare la visione delle donne
Una sensibile surrealista denuncia della reificazione del corpo femminile
Collari di capelli. Pelle cucita. Spilli al posto del reggiseno.
Metafore nell’opera dell’artista taiwanese Yung Cheng Lin che rappresentano le sensazioni più familiari a noi donne con l’obiettivo di far crollare tutti i cliché e i tabù che ancora oggi girano intorno al corpo femminile.
Con una serie fotografica molto provocatoria, Lin sembra urlare a tutte le donne a gran voce, chiedendo loro di fermarsi un attimo e ripensare a tutte le volte in cui desidererebbero essere diverse perché i media, la moda e la società le costringono a farlo.
Perché gli ideali di perfezione che ogni giorno ci vengono propinati non ci permettono di amare realmente noi stesse e, invece, sarebbe il momento di cominciare a farlo.
La rappresentazione del corpo femminile è da sempre punto cruciale, non solo in ambito artistico, ma anche pubblicitario e della comunicazione. Al centro di tanti dibattiti a causa di una becera reificazione che vede spesso umiliata e mortificata la donna nella sua integrità, il nostro corpo è la fonte primaria delle nostre preoccupazioni come donne. Anche la più sicura di sé, anche chi ama la propria forma fisica, inevitabilmente avrà qualcosa da ridire: “aggiusterei quello, cambierei quell’altro…” sono frasi che tutte abbiamo detto almeno una volta nella vita e nessun prodotto di make up potrà mai davvero sradicare quell’insicurezza.
I temi ripresi all’interno dell’opera spaziano dalla sessualità al ciclo mestruale, fino agli ideali di bellezza assurdi e irraggiungibili di oggi, che Lin spera di raggirare con il suo stile controverso.
Nelle sue foto usa oggetti semplici, come cotone, lacci e cancelleria per riportare l’attenzione su diversi tipi di rappresentazione del corpo femminile.
Davanti alle sue foto le reazioni possibili sono due: meraviglia o disgusto. E forse è esattamente un miscuglio dei due l’obiettivo dell’artista, una donna che scava dentro l’intimità di ogni altra donna lasciando trasparire in ogni singola foto quel gesto di ribellione contro le aspettative, contro i limiti e contro i dettami imposti dalla società moderna.