Cosa significano le scarpe appese ai fili della luce?

Quando la moda prende parte alle proteste

 

La moda scende in campo di fronte alle ingiustizie sociali e diventa virale!
Movimenti che hanno delle motivazioni molto serie e importanti scelgono come emblema della lotta vestiti e accessori che da sempre fanno tendenza e hanno scandito la storia della moda.
In giro per il mondo, vi raccontiamo alcune storie che vi faranno vedere la moda sotto un’altra luce e pensare che vestiti e le scarpe non sono solo oggetti di puro vanto, ma possono essere ‘social’, non solo per i network.

Per citare una grande giornalista di moda, Giusi Ferrè: “Hasta lo stile siempre!

shoefiti

Le scarpe volanti su un filo elettrico.

Lo shoefiti

Scarpe appese ai fili della corrente riecheggiano di sicuro scenari poetici e incantati (ricordate il film di Tim Burton ‘Big Fish?’). Le scarpe volanti, però, hanno dato voce agli emarginati di zone rurali e urbane di tutto il mondo. Il termine, infatti, deriva dall’unione di due termini ‘shoe’ e ‘graffiti’, proprio come i graffiti sono l’espressione artistica di un disagio generazionale e sociale, così lo shoefiti serve a delimitare territori in cui ci sono delle gravi emergenze sociali.

Hong Kong Democracy Protest

Manifestazione umbrella revolution.

La protesta degli ombrelli

Andiamo in Asia. A Honk Kong, esiste un movimento di protesta formato da soli studenti, gli Occupy Central with Love and Peace. Questi si occupano di lottare contro la riforma elettorale voluta da Pechino, che impedisce ai cittadini di eleggere in modo democratico il capo del governo. Intorno ai palazzi governativi, le strade sono state completamente occupate dai manifestanti, muniti di ombrello. Questo oggetto, oltre a essere un elemento colorato di protesta, è servito a proteggersi dai gas lacrimogeni lanciati dalla polizia. Ma l’ombrello è diventato un vero e proprio simbolo di protesta, tanto che sui social media ha preso il nome di ‘umbrella revolution’.

escrachedesujetadores

Protesta dei reggiseni in atto.

La protesta dei reggiseni

Nel cuore della Spagna, un sindaco alquanto maschilista ha avuto il coraggio di dichiarare in un’intervista a una radio che le donne si inventano di essere stuprate, perché basta togliersi il reggiseno e dire di essere state aggredite. Affermazione pesante, che per fortuna al popolo delle donne ispaniche non è passato inosservato. È partita quindi una manifestazione a base di reggiseni proprio sotto il municipio. E non è tutto: grazie alla rete, la campagna è diventata virale su Twitter e sotto l’hashtag ‘#escrachedesujetador’ (protesta dei reggiseni) gli attivisti di tutto il mondo hanno postato foto di intimo femminile. Bel modo per raccogliere messaggi di indignazione delle donne!

socialpatchwork

La coperta gigante nel centro di Brescia.

Il social patchwork

Sempre grazie a un’iniziativa tutta femminile e allo sferruzzare sapiente di tante manine fatate, è nato uno dei più grandi social patchwork, tutto italiano. In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, una coperta gigante realizzata appunto a ferri o a uncinetto, composta ben da 15 mila moduli, ha ricoperto, alcuni mesi fa, la piazza Vittoria di Brescia. Su ogni modulo, le realizzatrici che hanno aderito al progetto “Viva Vittoria” hanno scritto il proprio nome. La coperta gigante, oltre a essere un vistoso e colorato mezzo di protesta, è servito anche a finanziare una casa di accoglienza per mamme e bambini vittime di soprusi. Una vera e propria opera di arte relazionale.