Affinity: gli animali selvaggi di Brad Wilson
Una mostra fotografica per raccontare molto da vicino lo stretto legame tra il mondo animale e l'uomo
“Fin dalle origini dell’uomo, abbiamo avuto un rapporto straordinariamente complesso e in continua evoluzione con la fauna selvatica che ci circonda. Gli animali sono stati da sempre nostri alleati, nostri nemici, nostri dei e il nostro cibo. Spesso questi ruoli convivono contemporaneamente in molte culture e continenti diversi. I nostri destini sono stati e continueranno a essere inesorabilmente collegati. Forse è da ricercare in questa storia a lungo condivisa il motivo della potente affinità che proviamo per loro. È impossibile stare a pochi passi da un elefante, una tigre o uno scimpanzé, senza barriere, e rimanere impassibile. C’è qualcosa di profondamente emozionante in questo tipo di incontro perché primordiale nelle sue radici. Questo è stato il raro e fragile territorio in cui mi sono addentrato quando ho iniziato il progetto“, queste le parole dello stesso fotografo Brad Wilson per spiegare l’intento del suo progetto Affinity in mostra al Visionnaire di Bologna dal 28 gennaio al 26 marzo.
I protagonisti indiscussi della sua raccolta sono quindi tigri, pantere, puma, giraffe, mandrilli, gufi, serpenti e tanti altri ancora.
E’ indubbio che le immagini siano tutte suggestive e permettano di guardare dritto negli occhi animali selvaggi.
Il risultato è unico e al di fuori di ogni convenzionalità: la bellezza di ogni animale è immortalata spingendo il risultato all’estremo, i manierismi e le peculiarità dei corpi sono sottolineati da uno sfondo nero che esalta alla perfezione ogni minimo particolare, una bellezza che solo la natura potrebbe produrre.
L’obiettivo di Brad Wilson pare quindi essere riuscito a riflettere in queste fotografie un legame profondo tra i soggetti e la loro istintività permettendoci di entrare in un mondo che, come esseri umani, raramente abbiamo la possibilità di conoscere.
Il risultato è certamente magnifico ed è molto bello poter osservare così da vicino delle creature tanto interessanti: sarebbe sbagliato non apprezzare l’opera Affinity, ma una domanda credo sia d’obbligo, era proprio il caso di portare su un set fotografico così tanti animali abituati a luoghi ben diversi solo per appagare una nostra curiosità? Forse non sarebbe stato meglio provare a fotografarli nel loro ambiente naturale: noi avremmo perso certamente alcuni magnifici dettagli, ma loro sarebbero stati più a loro agio e senza stress.