Partorire senza dolore
L’analgesia epidurale: tutti i consigli dell’esperto
Per nove mesi avete accolto, nutrito e aspettato in grembo il vostro bambino, impazienti di darlo alla luce e poterlo finalmente stringere tra le vostre braccia, appianando così il flusso di apprensione che aveva caratterizzato quell’interminabile attesa.
Tra le innumerevoli ansie della mamma, alle soglie del parto, una campeggia capofila: l’inevitabile paura del dolore.
In realtà la questione è ampia e assai controversa e opposte correnti di pensiero si alternano.
Fondamentalmente: una prima teoria a favore di un parto naturale e fisiologico, legato all’esperienza del dolore, caratterizzato da una ritmicità, tra contrazioni e pause (una sorta di analgesia endogena), capace di condurre al parto e porsi come spia d’allarme, protettiva dell’organismo. Una seconda teoria, infine, propensa alla medicalizzazione, che accompagni la gravida, in sicurezza, fino al momento del parto.
Non vogliamo entrare nel dettaglio di una scelta strettamente personale, desideriamo piuttosto creare informazione e per farlo abbiamo interpellato il dott. Giulio Mattone specialista in anestesia e rianimazione, per fare chiarezza sull’analgesia epidurale, una delle possibili opzioni da valutare al momento del parto, lasciando soprattutto alla donna la facoltà di decidere la scelta che più la faccia sentire sicura e padrona del proprio corpo, senza dover necessariamente sperimentare la soglia del proprio dolore.
Cos’è la partoanalgesia?
L’analgesia epidurale è un blocco anestetico maggiore, che deve essere eseguito da un medico specialista in anestesia e rianimazione, che consiste nel posizionare un cateterino in regione lombare tra una vertebra e un’altra.
Quest’ultimo viene collegato a un computer che permette la somministrazione, in continuo, dell’anestetico, in modo tale che la partoriente non percepisca alcuna sensazione dolorosa, permettendo comunque alla stessa di avvertire regolarmente le contrazioni.
Va sottolineato inoltre che i farmaci utilizzati per l’analgesia epidurale non presentano alcuna tossicità ne sul bambino ne sulla mamma, per via del bassissimo dosaggio che non permette al farmaco di raggiungere, neanche minimamente, quella concentrazione plasmatica ritenuta tossica, motivo per cui la gravida può tranquillamente allattare senza rischi per il nascituro.
Il risultato è l’assoluta assenza di dolore, oltre alla possibilità, per la futura mamma, di riuscire a deambulare serenamente e collaborare attivamente, con le proprie spinte, al travaglio.
Cenni tecnici
La tecnica viene eseguita nel seguente modo: la gravida può essere messa seduta o di lato sul fianco sinistro, una volta seduta, le verrà chiesto di piegare la testa in avanti e abbracciare un cuscino, a quel punto l’anestesista, posto dietro, inietterà nella cute e sotto cute una modesta quantità di anestetico locale e successivamente introdurrà un ago più grande con il quale raggiungerà lo spazio epidurale, quindi fisserà il catetere alla cute iniettando i farmaci deputati all’analgesia,che si manifesta dopo circa 15 minuti. La procedura non è dolorosa.
Quando sceglierla
Sarebbe preferibile decidere di eseguire la procedura di parto analgesia nei mesi che precedono il parto, dopo aver stabilito un colloquio aperto con un’anestesista, che ne valuterà le condizioni cliniche, e aver seguito un corso pre-parto, per arrivare preparati e consapevoli al fatidico momento, firmando infine un apposito modulo, chiamato “consenso informato”.
Quando non può essere effettuata
I casi in cui non si può eseguire l’analgesia epidurale sono rari:
– Potrebbe esserci in alcuni casi un travaglio talmente veloce che non permette il posizionamento del catetere e/o l’anestesista potrebbe essere impegnato in un’altra urgenza, non differibile, che non gli permette il posizionamento in quel momento del catetere.
– Potrebbe esserci una controindicazione ostetrica per la quale il ginecologo non ritiene di poter effettuare la tecnica perché in pericolo il benessere materno e fetale.
– Potrebbero esserci controindicazioni anestesiologiche alterazioni della coagulazione, febbre con sepsi, gravi patologie neurologiche o tatuaggi nella zona di inserzione del catetere o patologie cutanee.
– Potrebbero esserci anche in alcuni casi conformazioni della colonna vertebrale tali da non permettere l’inserzione del catetere.
Tutte quelle elencate sono comunque situazioni rare, ma possibili.
INCONVENIENTI, REAZIONI INDESIDERATE, COMPLICAZIONI
Indesiderate controindicazioni sono rare, tuttavia possibili, le principali sono: parestesie, cioè scosse e formicolii, al sacro e agli arti inferiori, vertigini e brividi, la possibilità di avere una analgesia monolaterale o non uniforme.
Davvero eccezionali sono invece:
– Cefalea: è una complicanza transitoria, si può manifestare dopo 24 ore e dura circa una settimana, ha un’incidenza dello 0,2 – 4% dei casi, richiede come terapia il riposo a letto, idratazione e somministrazione di farmaci antinfiammatori
– Dolori di schiena: Possono essere avvertiti nel 20 e 40% delle donne che hanno partorito, indipendentemente dal fatto di avere eseguito una epidurale. Sono legati allo stress cui è sottoposta la colonna vertebrale e i nervi della regione pelvica durante il parto, solo eccezionalmente sono provocati dall’ago, dopo ripetuti tentativi di reperimento dello spazio epidurale, si risolvono in 3-4 giorni
– Danni ai nervi e al midollo spinale possono derivare da: trauma diretto da parte dell’ago o del catetere, compressione da ematoma epidurale, infezioni, lesioni di tipo chimico da parte dei farmaci utilizzati.
Il consiglio è comunque quello di affidarsi a centri specializzati in cui la pratica dell’analgesia epidurale è ormai consolidata ed eseguita da anni per ridurre al minimo le complicanze.