Il parto in casa è la nuova moda
Molte donne scelgono di partorire in casa, i pro e i contro di questa pratica che sta conquistando le italiane
Chiamiamolo ritorno al passato, ma il parto in casa sta letteralmente conquistando anche le italiane, dopo aver coinvolto americane e il resto d’Europa. Nel corso del 2016, le donne che hanno deciso di partorire in casa sono state cinquecento, stando ai numero dell’Istituto Negri di Milano, un numero destinato a crescere perché sempre più mamme decidono di vivere questa esperienza nel più totale rispetto del proprio corpo, delle proprie emozioni e in un contesto protetto e sicuro come quello familiare. Ma scegliere di non andare in ospedale per mettere al mondo il proprio bambino significa anche decidere di evitare un cesareo o un parto indotto, come spesso accade.
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Chi può partorire in casa e a quali condizioni
Non tutte le donne possono chiaramente partorire in casa. La gravidanza deve essere stata serena e senza problemi, sia la mamma che il bambino devono presentare un quadro clinico pressoché perfetto. Sono escluse quindi, le donne con precedenti interventi, parti gemellari o che soffrono di ipertensioni o malattie particolari. Occorre anche che la casa della futura mamma non sia troppo distante da una struttura sanitaria in caso di complicazioni, al massimo 30 minuti. Infine, la condizione imprescindibile per il parto a domicilio è l’assistenza delle ostetriche, prima, durante e dopo il parto stesso, è il personale medico a comunicare alla Asl più vicina quello che sta accadendo.
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Parto in casa, i pro
Uno dei vantaggi del parto in casa, che coincide anche con una delle motivazioni più forti che spinge le donne verso questa scelta, è la totale demedicalizzazione dell’evento. Chi partorisce in casa lo fa nel proprio letto, esattamente come si faceva cinquant’anni fa. Poi c’è la tranquillità della propria casa, della propria musica, degli affetti più intimi, con la possibilità di prendersi tutto il tempo necessario alla mamma e al bambino.
Parto in casa, i contro
La sola presenza dell’ostetrica potrebbe diventare, nei casi più difficili, un pericolo per il bambino. Nel caso di complicazioni durante il parto, infatti, la salute della mamma e del neonato non possono contare sull’intervento immediato di un medico, come accade invece in ospedale. Pensiamo alla sola probabilità di convulsioni, o alla eventuale necessità di una trasfusione per la mamma, tutti interventi che richiederebbero il trasporto in ospedale, di corsa!
Qui arrivano le brutte notizie, anche se va sempre chiarito che si tratta di casi limite. Secondo l’Università di Portland la mortalità alla nascita e entro il primo mese è di 1,8 neonati su mille per chi partorisce in ospedale, mentre col parto in caso sale a 3,9.
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I costi
La voce “costi” andrebbe messa tra i contro, ma merita una menzione a parte. A oggi, infatti, è uno degli elementi che spesso fanno cambiare idea alle future mamme, per l’assistenza di due ostetriche per un mese h24 la cifra si aggira tra i 2000 e i 2000 euro. Solo poche regioni – Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, e le province autonome di Trento e Bolzano – riconoscono un rimborso dell’80 per cento dei costi. Poi ci sono i casi virtuosi: a Torino, Parma, Modena e Reggio Emilia le Asl danno addirittura un’assistenza pubblica gratuita a chi partorisce in casa. D’altronde per il Sistema Sanitario Nazionale le partorienti a domicilio sono comunque un risparmio! Purtroppo, però, non sempre e non dappertutto si riesce a recuperare il costo delle spese e questo rappresenta ancora un grande svantaggio.
Ma come funziona?
Il parto in casa è molto naturale e armonioso per i futuri genitori, dal momento del travaglio le ostetriche arrivano in casa e alla mamma viene fatto vivere questo momento nella maniera che ha immaginato, da sola, con la propria musica, con il proprio compagno, facendo gli esercizi di respirazione.
In genere chi sceglie di partorire in casa decide la stanza in cui avverrà il parto, prepara coperte, asciugamani e cuscini e pensa a tutte le attenzioni di cui il piccolo avrà bisogno appena messo al mondo.
C’è chi chiede alle ostetriche di non fargli subito il bagnetto e magari di tenerlo attaccato al cordone ombelicale più tempo possibile, per permettere al bimbo di prendersi il tempo necessario a respirare da solo. Solo se davvero necessario mamma e bambino possono essere trasferiti in ospedale subito dopo il parto, nel caso in cui abbiano bisogno di assistenza.