FeLV nel gatto, i sintomi e cosa fare in caso di Leucemia Virale Felina
Tutto quello che c'è da sapere sull'infezione virale da FeLV nel gatto.
Quando si parla di malattie virali del gatto si citano sempre FIV e FeLV insieme. Visto che della FIV abbiamo già parlato, adesso tocca alla FeLV. Si tratta di due malattie virali distinte: la prima è quella della sindrome da immunodeficienza felina, la seconda è quella della leucemia virale felina. La prima cosa che tutti i proprietari chiedono è se siano pericolose per gli uomini: fortunatamente la risposta è NO, sono contagiose solo ed esclusivamente per i gatti, anche i cani sono al sicuro da queste malattie.
Il virus della FeLV: caratteristiche
Il virus della FeLV è un virus a RNA dotato di envelope, un Retrovirus. In realtà esistono tre sottogruppi di virus della FeLV: A, B e C. Tutti i gatti viremici hanno sempre il virus A, unito o mano ai virus B e/o C. I gatti che hanno solo il virus A possono sviluppare o meno forme di malignità (linfoma da FeLV), mentre se ci sono in combinazione i virus A e B allora quasi di sicuro il gatto svilupperà una forma tumorale associata alla FeLV. Nel caso invece del virus C, si è notato la presenza dell’anemia non rigenerativa.
Una particolarità: la proteina virale usata per il vaccino per la FeLV non è la stessa ricercata dal test per la FeLV, test che è antigenico. Questo vuol dire che il test per la FeLV non è influenzato dal vaccino: se un gatto vaccinato per FeLV è positivo al test, non è positivo per il vaccino, ma perché aveva la FeLV prima di cominciare a fare i vaccini o ha incontrato un ceppo virale così forte da cui il vaccino non è riuscito a proteggere il gatto.
Come si trasmette la FeLV?
Non c’è nessuna predisposizione di sesso o razza per la trasmissione della FeLV. E’ un virus molto contagioso, più di quello della FIV in quanto si trasmette anche per contatto diretto tramite le secrezioni e le urine: i gatti si contagiano anche mangiando nelle stesse ciotole, annusandosi, usando le stesse lettiere o leccandosi.
La trasmissione della FeLV avviene principalmente tramite la saliva, qui la concentrazione virale è molto alta. I gatti viremici eliminano continuamente il virus e la particolarità è che la quantità di virus nella saliva e nel sangue dei gatti viremici è un po’ più alta rispetto ai gatti sintomatici. Possibile anche la trasmissione tramite urine, feci e pulci, anche se qui la carica virale è inferiore. C’è anche la possibilità di trasmissione tramite aghi infetti o trasfusioni di sangue.
I gattini possono poi infettarsi anche per via transplacentare, anche se per loro il rischio maggiore è quando la madre malata li lecca e pulisce. Inoltre è più facile per i gattini contrarre l’infezione.
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Come si sviluppa la malattia?
L’infezione iniziale da FeLV può manifestarsi o in maniera asintomatica o con un malessere generico accompagnato da aumento di volume dei linfonodi. A questo punto tocca alle difese immunitarie: se il virus non è particolarmente forte e le difese immunitarie ce la fanno, il virus viene eliminato dall’organismo. Ma se le difese immunitarie non ce la fanno, ecco che il virus diffonde al midollo osseo.
A livello del midollo osseo, l’infezione può persistere anche in assenza di viremia nel corso delle infezioni latenti. Una volta arrivato nel midollo osseo, infatti, il virus può rimanere latente anche per anni. Attenzione: in questi gatti il test sul sangue potrebbe essere negativo, pur essendo presente il virus a livello del midollo osseo. Quindi se avevo un gatto positivo e poi a distanza di mesi o anni diventa negativo potrebbero essere successe due cose: o davvero il gatto è riuscito a debellare l’infezione o il virus è annidato a livello del midollo osseo senza dare viremia. Quest’ultimo caso spiega perché spesso ci siano forme di mielodisplasia o di neoplasie ematopoietiche tipicamente associate alla FeLV in gatti FeLV negativi. Si trovano quindi sindromi neoplastiche da FeLV in gatti FeLV negativi: non sono probabilmente veramente negativi, semplicemente nel sangue il virus non c’è, ma c’è a livello del midollo osseo.
La gravidanza e l’allattamento possono riattivare nelle gatte un’infezione latente da FeLV, contagiando i gattini. Idem dicasi per le terapie con cortisonici. I gatti con infezione latente non sono contagiosi, a meno che il virus non si riattivi.
Quali sono i sintomi della FeLV?
Questi sono i sintomi e le sindromi associate alla FeLV:
- linfoma: non tutti i gatti con FeLV sviluppano linfomi e non tutti i linfomi sono associati alla FeLV. Potete avere un linfoma anche in un gatto FeLV negativo (sempre con i limiti di cui abbiamo parlato sopra). Di solito sono linfomi ad alto grado di tipo immunoblastico o linfoblastico, ma non mancano segnalazioni di forme miste o di forme linfocitiche di basso grado. Spesso si assiste a forme di linfoma mediastinico (con grossi linfociti immaturi) con conseguente versamento pleurico, dispnea, anoressia, rigurgito per compressione dell’esofago e sindrome di Horner. Il linfoma intestinale, oltre che dalla FIV, può essere provocato dalla FeLV, soprattutto nei gatti anziani. Anche qui spesso il test è negativo. I sintomi in questo caso prevedono vomito, diarrea, dimagramento e anoressia. Si parla di linfoma multicentrico se vengono coinvolte più sedi: occhio (cheratite, uveite, miosi, blefarite), naso, bocca, cute, fegato, vescica, cervello (anisocoria, paresi, atassia, incoordinazione motoria) e polmoni. Esiste anche una forma di linfoma renale, spesso bilaterale e i cui sintomi sono riferibili all’insufficienza renale che provoca in fasi avanzate. C’è poi una forma di linfoma epidurale con paraplegia improvvisa e coinvolgimento del midollo osseo, anche se con valori ematici normali
- leucemia: forme linfoidi e mieloidi. In caso di leucemia acuta abbiamo anemia, letargia, infezioni ed emorragie, con anche aumento di volume della milza. Le forme di leucemia cronica sono rare nel gatto. La forma di leucemia linfoblastica acuta provoca grave anemia, mentre nelle forme di leucemia mielogena acuta abbiamo anemia con cellule nucleate in circolo e assenza di rigenerazione. Associata a queste forme si ha anche la mielodisplasia e la mielofibrosi
- aumento di volume dei linfonodi: tipica dei gatti giovani, sotto l’anno di età dove di punto in bianco aumentano di volume in linfonodi, soprattutto i sottomandibolari. Il gatto può essere asintomatico o manifestare febbre e anoressia
- anemia: da escludere infezioni contemporanee da Emobartonella o forme di anemia immunomediata che inizialmente possono provocare rigenerazione. Gatti viremici possono poi sviluppare forme transitorie di anemia a seguito di stress o altre infezioni, si parla di anemia da malattia cronica. L’anemia associata alla FeLV è normocromica e normocitica, senza segni di rigenerazione
- leucopenia: diminuzione di linfociti e granulociti con conseguenti infezioni secondarie e sepsi. Tipici i gatti FeLV positivi con gengiviti ricorrenti. Una sindrome particolare è la simil panleucopenia con enterite e grave danno dell’epitelio intestinale
- trombocitopenia: se il virus a livello del midollo osseo attacca la linea delle piastrine, ecco che abbiamo diminuzione delle piastrine con conseguenti problemi di coagulazione ed emorragie
- immunosoppressione: maggior rischio di infezioni secondarie
- malattie da immunocomplessi: sviluppo di glomerulonefrite e poliartrite
- infezioni secondarie: frequenti le sovrinfezioni secondarie, batteriche, virali, micotiche, parassitarie. Se un gatto FeLV positivo ha la febbre, a meno di non avere una forma di leucopenia granulocitaria o una forma di leucemia, allora vanno ricercate cause secondarie di febbre che stanno approfittando della FeLV per manifestarsi
- problemi riproduttivi: la FeLV provoca infertilità, aborto, natimortalità e endometrite
- osteocondroma
- neuroblastoma olfattivo
Come si fa diagnosi di FeLV nel gatto?
Per diagnosticare la FeLV in un gatto il primo passo è quello di fare l’esame del sangue per la FeLV, di solito a livello ambulatoriale si effettuano i test rapidi che ricercano contemporaneamente FIV e FeLV. Se il test viene positivo, vuol dire che il gatto è viremico, ma non è per forza detto che i sintomi che vediamo siano legati alla FeLV, motivo per cui il veterinario vi consiglierà di fare esami completi per avere un quadro più preciso.
Se in un secondo momento il test dovesse negativizzarsi, allora o il gatto ha eliminato l’infezione o il virus è latente nel midollo osseo e in quel momento non è viremico. Come dicevamo prima, attenzione ai gatti FeLV negativi, ma con virus persistente nel midollo osseo: qui l’unica è cercare il virus nel midollo tramite biopsia. Esistono poi forme localizzate di FeLV, ma test per trovare il virus su lacrime o saliva sono meno attendibili. Esistono anche test basati sulla PCR, ma hanno la stessa attendibilità degli esami del sangue.
Esiste terapia per la FeLV?
Sì e no. Nel senso che non esiste alcuna terapia efficace per eliminare dall’organismo il virus della FeLV. Le terapie a base di interferone possono migliorare un po’ i sintomi e rallentare lo sviluppo della malattia, ma non riescono a bloccare la viremia e ad eliminare del tutto il virus. In caso di linfoma, bisogna stadiare il linfoma se si vuole intraprendere la strada della chemioterapia, ma anche qui la chemioterapia al massimo tiene a bada il linfoma, ma non elimina l’infezione da FeLV. Gatti con linfoma da FeLV non trattato al massimo possono sopravvivere un paio di mesi.
Le forme di leucemia acuta sono gravi e spesso non rispondono alle terapie, mentre in caso di malattie mielosoppressive una trasfusione di sangue può aiutare temporaneamente, ma anche qui dovete considerare che la FeLV rimarrà lì dove si trova e che, se si riesce a superare questa fase acuta, il problema probabilmente si ripresenterà.
Rimangono invariate le terapia per le infezioni secondarie e di sostegno.
Vaccinare o no i gatti per la FeLV?
Esiste un vaccino per la FeLV, si fa una prima vaccinazione, poi un richiamo ad un mese di distanza e poi richiami annuali. Va però fatto se ce n’è reale bisogno. Se il gatto vive da solo in casa, non esce mai e non si prevede di introdurre altri gatti, allora non ha senso vaccinarlo, anche per ridurre i rischi di sarcomi iniezioni indotti (che in realtà possono essere provocati da qualsiasi iniezione nei gatti predisposti geneticamente a svilupparli).
Se però il gatto esce di casa e viene a contatto con parecchi altri gatti, allora bisogna valutare i rapporti benefici/rischi e decidere se vaccinare o meno il gatto. Prima di vaccinarlo, bisogna fare il test: se il gatto è già viremico, infatti, non ha senso vaccinarlo. A lui non serve e voi spendereste soldi inutilmente.
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Come pulire casa per ridurre il rischio di FeLV?
Il virus della FeLV, a causa del suo envelope, è liposolubile, quindi è sensibili all’azione dei disinfettanti, dei saponi, del calore e anche dell’essicazione. Il virus fortunatamente si inattiva velocemente nell’ambiente: pensate che in condizioni di umidità e temperatura ambientali non riesce a sopravvivere per più di 24-48 ore. Questo vuol dire che per continuare a diffondere la malattia serve la continua presenza di gatti infetti. Il problema sono i gatti viremici asintomatici e a volte la lunga fase di latenza: qui i gatti possono continuare a contagiarne altri senza manifestare i sintomi.
Cosa fare se in casa si ha un gatto FeLV positivo?
Il problema è quando si hanno altri gatti in casa e si scopre che uno è FeLV positivo. Cosa fare? La tentazione è quella di isolare il gatto (o peggio spostarlo da un’altra parte), ma attenzione: lo so che si vogliono proteggere gli altri gatti, ma avete testato gli altri gatti? Potrebbero essere positivi anche loro. Quindi le linee guida in questo caso dicono di non togliere dall’ambiente il gatto FeLV positivo a meno di non aver testato anche tutti gli altri mici .
In casa il rischio di infezione è del 10-15% se il gatto malato ha vissuto per mesi insieme agli altri gatti adulti prima di scoprire l’infezione o la viremia. Il rischio aumenta con un gattino piccolo, quindi se già sapete di avere un gatto positivo, evitate di introdurre gattini piccoli perché sono più suscettibili all’infezione.
Un gatto FeLV positivo va tenuto in casa non solo per evitare che diffonda l’infezione ad altri gatti fuori, ma anche per proteggerlo da eventuali infezioni secondarie: lo stress legato ad un cambio di casa potrebbe infatti scatenare la malattia.