Chef Hiro: La donna Secondo me
Il cibo va rispettato come fosse un’opera d’arte
Dal Giappone alla Prova del Cuoco: sono passati 11 anni da quando ha lasciato il suo paese per trasferirsi in Italia. Anni in cui ha fatto gavetta, ha collaborato con i migliori tra cui lo chef Alajmo, anni in cui è riuscito a creare quel personaggio che oggi tutti conoscono, apprezzano, stimano e amano: Chef Hiro.
La sua filosofia è semplice: l’amore per la natura e la purezza dei suoi frutti; il contatto diretto con gli ingredienti freschi e di stagione; le mani dello chef come strumento principale per mettere in collegamento natura e colui che mangerà il piatto finale.
Chef Hiro esalta il concetto di “purezza dei cibi” nei loro gusti e colori. Ogni ingrediente è visto nella sua completezza, nella sua essenza, esaltato in molteplici varianti, senza mai violentarne la consistenza, cercando di valorizzare il gusto anche solo con l’efficacia di un taglio.
Per lo Chef: “Il cibo va rispettato come fosse un’opera d’arte.” I suoi piatti sono un viaggio, una suggestione, il risultato di esperienza e creatività, fusione di tanti ricordi, ispirazioni, viaggi, tanto studio e duro lavoro.
Studia la cucina fin da adolescente presso lo Tsuji Culinary Institute, dove si specializza in cucina italiana, europea e internazionale. Dai 19 ai 29 anni lavora in Giappone nell’alta ristorazione di cucina italiana come capo chef di numerosi locali, per poi trasferirsi nel 2006 in Italia dove collabora per 8 anni con chef Massimiliano Alajmo de Le Calandre di Padova, ristorante tre stelle Michelin.
Chef Hiro ama la cucina italiana tanto quanto quella giapponese e anche se apparentemente sembrano distanti e diverse in fondo sono molto simili nella loro ritualità familiare, nel loro essere gesto di amore, di conforto, di condivisione, di piacere. Oltre a quella per la cucina un’altra sua grande passione è la musica; stimolo sensoriale importante ai fini della sua arte. Hiro ama particolarmente ascoltare Ryuichi Sakamoto, grande musicista giapponese, futurista, innovatore e tra gli italiani Lorenzo Jovanotti. Noi di Bigodino.it non potevano non incontrarlo per la grande gioia delle nostre lettrici e farci raccontare come la donna secondo lui.
Cosa ricordi del primo giorno che sei arrivato in Italia? Qual era il tuo sogno e cosa hai lasciato nel tuo paese?
Ho lasciato una carriera molto ben avviata e un ottimo successo professionale in Giappone per il desiderio di vivere, di cambiare, di sperimentare, di conoscere. La curiosità è una grande risorsa che mette in discussione tutte le certezze e fa crescere, a me piace rischiare e vivere fortemente.
La tua cucina è il risultato di esperienza e creatività, fusione di tanti ricordi, ispirazioni, viaggi, conoscenze, tanto studio e tanto duro lavoro. Hai detto che ami la cucina italiana come quella giapponese apparentemente distanti, ma con molti punti di contatto come: la ritualità familiare, il loro essere gesto di amore, di conforto, di condivisione, di piacere. C’è un piatto della cucina italiana che in qualche modo ti ricorda la tua terra e le tue origini a cui sei particolarmente legato?
No, non c’è un piatto italiano in particolare che mi ricorda il Giappone, ma amo molto armonizzare ingredienti mediterranei con tecniche e cotture giapponesi, ormai non so più scindere le due cose, sono radicate entrambe nella mia attuale condizione umana e professionale.
Hai dichiarato: “Per me il cibo va rispettato come fosse un’opera d’arte”. Fonte d’ispirazione per te sono artisti come Pablo Picasso, Joan Mirò, Jackson Pollock, Gustav Klimt e Frida Kahlo, per i loro tratti, i loro colori liberi, pieni di naturalezza, forza e passione. Se avessi avuto l’opportunità di cucinare per una donna come Frida Kahlo quale piatto le avresti preparato? Cosa ti ispira di questa grande artista e donna?
A Frida avrei preparato un piatto molto essenziale, materico e piccante, con un tocco di amaro come è stata la sua vita.
Tolta la cucina dove sei un fuoriclasse, come conquisteresti una donna?
Con la simpatia e l’ironia, se una donna ride e sorride spesso, anche l’uomo che le sta accanto avrà grande benefici.
Alla Prova del Cuoco, nel tuo spazio, crei dei piatti fantastici con ingredienti disponibili in casa. Sensualità, bellezza, semplicità, questi gli ingredienti a disposizione per creare la tua donna; come li doseresti? Aggiungeresti qualcos’altro?
La semplicità è bellezza, non occorrono grandi effetti speciali per valorizzare qualcosa (o qualcuno) che è bello in modo naturale, ci vuole anche armonia e grande equilibrio, leggerezza, ma mai superficialità.
In Italia hai trovato anche l’amore quello di Letizia che oltre ad essere la tua compagna di vita cura anche le tue PR. Come è scoccata la scintilla? Chi ha fatto innamorare l’altro?
È successo tutto con grande naturalezza e sintonia, siamo molto simili, con tanti principi e valori in comune, onestà e etica, rispetto e grande passione.
È stato anche grazie a Letizia che hai iniziato a fare tv: dal Gambero Rosso con ‘Ciao, sono Hiro’, alla Rai con ‘La Prova del Cuoco’, passando per tantissime altre collaborazioni quasi tutte a conduzione femminile. Antonella Clerici, Sveva Sagramola, Valeria Ciardiello, Camila Raznovich, Arianna Ciampoli, Lisa Casali e molte altre. Che rapporto hai avuto con loro? Ce n’è una a cui sei particolarmente affezionato?
Laddove c’è professionalità lavoro sempre con grande piacere, ho bellissimi ricordi di tutte le esperienze fatte e rinnovo i miei ringraziamenti a tutte le signore con cui ho collaborato, tutte estremamente sensibili e capaci.
Cosa ti piace e cosa ti infastidisce in una donna?
Istintivamente quando penso alla donna, la prima immagine che visualizzo è quella familiare, della mamma, della nonna, quindi amo molto ritrovare l’aspetto dell’affettività, del calore, del conforto anche nella mia compagna di vita. Mi infastidisce in generale, non solo nelle donne, l’ignoranza e la superficialità, le chiacchiere gratuite, le critiche non costruttive.
Le donne italiane e le donne giapponesi, cosa ami o non ami dell’una e dell’altra? Sono così diverse come sembra?
Non sono affatto così diverse, certamente le donne giapponesi sono più riservate, più fataliste, meno desiderose di apparire o imporre un’idea o un punto di vista a tutti coloro che le circondano.
Chef Hiro tra 20 anni?
Vorrei avere una piccola locanda in campagna, accogliere pochissimi clienti come fossero miei ospiti, assaggiare e gustare insieme ciò che la Natura quel giorno ci offre.