Me oui, Paris Je T’Aime!
18 cortometraggi per innamorarsi… a Parigi
21 registi per un totale di diciotto cortometraggi che parlano, scoprono, mostrano una Parigi spesso inedita: questo è “Paris, je t’aime”, film presentato al Festival di Cannes nel 2006 ma che, per logiche di distribuzione che non riuscirò mai a comprendere, rimane ancora inedito in Italia.
Il cast è numerosissimo e vede attori del calibro di Fanny Ardant, Juliette Binoche, Gérard Depardieu, Steve Buscemi, Sergio Castellitto, Willem Dafoe, Natalie Portman, Ben Gazzara, Bob Hoskins, Emily Mortimer, Nick Nolte, Gena Rowlands, Javier Cámara, Miranda Richardson, Marianne Faithfull, Margo Martindale, Hippolyte Girardot, Yolande Moreau, Leonor Watling; insomma chi più ne ha più ne metta.
Ogni regista (tutti di un certo livello) ha scelto una porzione di Parigi, un quartiere o un dettaglio che ha ispirato la propria sensibilità artistica e ci ha costruito intorno una storia: la matrice comune dei corti è chiaramente l’amour.
Sarebbe lungo e noioso parlarti di ogni singola storia, ma te ne prendo alcune ad esempio, quelle che ho più amato per cercare di avvicinarti a quello che ritengo sia una genialità cinematografica.
Comincerò senza ombra di dubbio dall’episodio che fra tutti ho preferito: Faubourg Saint-Denis di Tom Tykwer (“Profumo”, “Lola corre”), incentrato sull’amore tra un ragazzo cieco e un’aspirante attrice (Natalie Portman) arrivata a Parigi per un provino. La storia in sé è semplicissima, ma il montaggio serratissimo, il susseguirsi incalzante delle immagini, l’emotività estrema dei due personaggi arrivano al cuore e allo stomaco di chi lo guarda.
Impossibile poi non nominare quello dei fratelli Coen, intitolato Tuileries. Proprio a questa fermata della metropolitana troviamo il turista Steve Buscemi, americano e che non capisce una parola di francese: viene preso di mira da una coppia che con lui aspetta il prossimo treno. Il tutto è girato in una fotografia giallastra che dà un tocco di grottesco e farcito da piccole chicche del tipico umorismo nero degli autori che rendono Tuileries divertente oltre misura.
Ce ne sono moltissimi altri, ma terminerò con Bastille di Isabel Coixet, che vede il nostro Sergio Castellitto rinunciare alla sua amante per stare vicino alla moglie Miranda Richardson che scopre di avere una malattia allo stadio terminale. Quello che mi ha colpito di più di questo corto è vedere come le circostanze dovute all’imprevidibilità della vita possano cambiare tanto la vita di una persona, rovesciare ruoli e riscoprire sentimenti che parevano apparentemente assopiti. È significativa la frase del corto che riferendosi a lui dice: ”A forza di comportarsi come un uomo innamorato, si rinnamorò”.
Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma spero di aver suscitato in te almeno un po’ di curiosità, purtroppo lo potrai vedere solo in francese, in inglese o in spagnolo, le uniche lingue in cui è stato editato.