Lettera al mio secondogenito: Prendi la mia mano e andiamo, il mondo ci aspetta!
Eccoti, amore di mamma, bello come un fiore, profumato e dolce come il miele, cresci, scopri, creii e non sai nemmeno cosa hai portato in me, in noi, quando sei arrivato nella nostra casa…
“Quando mi hanno detto che aspettavo un altro maschietto ho pensato: ‘Beh, forse questa volta una femmina ci stava!’. Ti ho sentito distante, mi son sentita anche una cattiva madre, solo il pensiero di volere altro, qualcosa di diverso, mi ha fatto sentire inadeguata, colpevole e ingiusta. Il tempo passava, la mia pancia cresceva e alternavo dubbi ad ansie, ma una cosa era certa… quel piccolo lo amavo a prescindere dal sesso e il mio amore non era affatto diverso da quello che ho provato quando nel mio grembo c’era tuo fratello. Poi il grande giorno, un travaglio lunghissimo, ma che sopporti, non ti annienta e il parto che tutte le donne vorrebbero, sei nato in fretta, quasi senza dolore, esperienza che rifarei mille e altre volte ancora!”.
“Ti hanno messo sul mio petto, eri nato da solo, il bimbo che l’ostetrica quasi perdeva dalle mani, nemmeno lei pensava fosse possibile!!! Addio navicella felice… adesso si fa veramente sul serio! Il tuo pianto è stata la melodia più bella per le mie orecchie: eccomi mamma! Sono qua! Come la mettiamo? Che aspetti a portare il tuo secondogenito a casa? Insieme, nella nostra casa, abbiamo cominciato il nostro viaggio, iniziavamo piano piano a conoscerci… per te due baci sono troppi, ne basta solo uno, non hai bisogno di giri di parole, vuoi tutto e subito, con te la casa è una gabbia, tu ami guardare il cielo, le lunghe passeggiate, fare scoperte, essere indipendente… a neanche un anno hai impugnato la forchetta, con altissima presunzione, per mangiare da solo… Ed io? Io ti ho lasciato fare… anche se a volte è stata veramente dura vedere come riducevi, e riduci, mani, faccia e maglietta… si ho detto maglietta, il bavaglino mai, quel laccio intorno al collo per te è una vera tortura!!!”
“E adesso ho imparato piccolo, ho capito che non saresti stato il secondo di nessuno, ho realizzato che questo viaggio con te sarebbe stato meraviglioso quanto quello vissuto con tuo fratello, ho capito che l’amore per i figli non si divide, si moltiplica, si espande, si eleva alla massima potenza; tu sei il figlio che rivorrei, che rifarei, lo sceglierei tra miliardi di opzioni disponibili! Spero, bimbo mio, che sarai la spalla che tuo fratello troverà quando ne avrà bisogno, lui è fragile e tu sei forte, io ci sarò per voi, ma non per sempre, tu sei stato il mio e il suo il regalo, amatevi sempre, continuamente, senza odiarvi mai, siate l’uno per l’altro sostegno, conforto, rifugio, porto sicuro, siate gli opposti che si attraggono e danno forma a cose meravigliose.”
“Ti voglio bene piccola peste! Sei la mia pace, sei la gioia, sei l’ordine in mezzo alla confusione che tu stesso crei ma non mi importa, dei cassetti che disfi, della sveglia alle 6:00, dei tuoi capricci… non è facile con te, con tuo fratello si, era una passeggiata, ma appena l’uragano passa ti guardo, riprendo fiato, respiro e ringrazio il cielo di averti dato a me, si proprio a me! Ho letto che sono i figli a scegliere i genitori, beh… potevi scegliere di meglio! Ma ormai ci siamo, ci sei… prendi fiato, spalle dritte, petto in fuori, diamoci la mano e … andiamo! La vita è la fuori, ci aspetta!”
Una lettera piena di amore, di una madre che “scopre” una seconda vita, un’ulteriore risorsa per lei e per la sua famiglia. E’ così? Ci si realizza facendo un secondo figlio? Si scoprono emozioni nascoste?
Condividete amiche e raccontateci la vostra seconda esperienza di mamma!