L’adozione di Ava, una bambina particolare
Aspettavano la telefonata della nascita del bambino che avrebbero dovuto adottare. Ma quando sono arrivati in ospedale, si sono ritrovati davanti a qualcosa che non era nei loro progetti. Preparate i fazzoletti, perché le loro parole vi faranno scoppiare in lacrime...
I protagonisti di questa storia sono Josh e Allison, una bellissima coppia che si ama sin dai tempi dell’università. Dopo sposati, il loro desiderio più grande era quello di avere un bambino ma la vita aveva già scritto il loro destino…
Nel giro di qualche anno, Allison ha dato alla luce tre bambini, Abby, Jack e Isabel. Il desiderio di maternità era ancora forte ma il quarto figlio aveva deciso di non arrivare, così i due hanno deciso di adottare Micah, un bambino sfortunato che aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui. La vita ha deciso di premiare questo nobile gesto e poco dopo, Allison ha scoperto di essere incinta di Julia. Il loro piano era un solo bambino ma in otto anni la loro è diventata una super famiglia.
Tutti conoscevano il loro grande cuore e l’amore con cui crescevano i bambini. Il giorno del trentottesimo compleanno di mamma Allison, una consulente decide di contattarla:
“La donna che mi ha telefonato, si ricordava di noi per l’adozione del nostro Micah. Mi disse che c’era una ragazza che stava per partorire ma non poteva tenere il suo bambino e cercava una famiglia. Le dissi che l’avrei richiamata poco dopo. Ho telefonato a Josh e gli ho spiegato la situazione e lui, senza esitare, mi ha detto: ‘assolutamente!’
Da quel giorno abbiamo atteso la telefonata che ci avvertiva del lieto evento. Quando arrivò, i nostri bagagli erano già pronti, abbiamo preso i nostri figli e siamo partiti. L’ospedale distava 10 ore, dovevamo arrivare nella Carolina del Nord. Ma il nostro viaggio è stato presto interrotto da una seconda chiamata: ‘di a Josh di tenere entrambe le mani sul volate, devo dirvi una cosa!’ Il suo tono cambiò improvvisamente, divenne cupo e triste…
I bambini erano due. Io ero emozionatissima e non capivo perché me lo diceva con quella tristezza. Poi mi ha spiegato… la donna stava per essere operata, i bambini sarebbero nati con parto cesareo ma per uno dei due sembravano non esserci speranze di sopravvivenza. Nelle ore successive, abbiamo pregato e sperato. Arrivati all’ospedale, abbiamo incontrato il primo bambino, bellissimo e sano. Nell’altra stanza, nell’incubatrice, c’era la sua sorellina, di appena 1,3 kg, piccola e fragile. Era nata senza cervello…
I dottori ci guardarono, nei loro occhi c’era compassione, tenerezza o forse pena. Poi ci dissero: ‘non siete obbligati ad adottarla. Questo non era nei vostri piani.’ Ho guardato Josh, lui mi ha fatto un cenno con la testa e poi ha detto: ‘è nostra figlia’.
Nelle tre settimane successive, siamo stati accanto a lei. Abbiamo sperato, l’abbiamo coccolata, mio marito ha cantato per lei e io ho pianto per lei. Dopo molto tempo, quando fu quasi stabile, decisero di mandarci a casa e la fecero trasferire nell’ospedale della nostra città.
Lì trascorse altre tre settimane, sempre nell’incubatrice. Poi altri giorni sotto controllo. Dopo 44 giorni la nostra Ava, questo è il nome che abbiamo scelto per lei, è venuta a casa con la sua famiglia.
La scelta di adottare Ava credo sia stata una delle più difficili della nostra vita ma, allo stesso tempo, è stata la decisione più facile che io abbia mai preso e non c’è un solo giorno in cui mi penta. Un team ospedaliero viene a trovarci più volte a settimana, è tenuta costantemente sotto controllo. Sono fantastici con noi e con lei, ma vedere ogni volta quei camici entrare dalla mia porta, mi spezza il cuore. Mi ricorda che la vita della nostra piccola e dolce Ava, potrebbe finire prima che lei possa chiamarmi Mamma”.