Sotto il casco con… Claudia Carieri
La giovane illustratrice e graphic designer racconta del suo lavoro e delle sue passioni, a partire da quella per i mostri
Claudia Carieri ha frequentato il liceo artistico di Monza e quindi la Naba, diplomandosi nel 2006 in grafica pubblicitaria con una tesi sui mostri, la sua specialità, e attualmente lavora come designer per una nota marca di orologi. Nella sua seppur breve carriera ha già fatto molte esperienze, preziose e varie, grazie al suo (evidente) talento. Ce le siamo fatte raccontare in questa intervista, a cominciare dalla fatidica, prima domanda:
Come si diventa illustratrice?
Io ho iniziato studiando grafica pubblicitaria. All’interno del progetto di studio c’erano diversi corsi e laboratori, tra cui illustrazione. E mi sono appassionata. Inizi facendo i lavori per la scuola, poi qualcosa di tuo, ti crei un sito personale, scrivi un sacco di e-mail, sperando che qualcuno si accorga di te. Io in realtà non sono un’illustratrice a tempo pieno: l’illustrazione non mi dà da vivere, ahimé.
L’argomento della tua tesi, nonché la tua specialità, sono i mostri. Ci spieghi da dove nasce questa fantasiosa ancorché mostruosa passione?
I mostri mi sono sempre piaciuti, davvero! Adesso è normale vederli simpatici e buffi, ma quando ero piccola il mostro rientrava nell’immaginario del personaggio brutto, oscuro e malvagio. Partendo da questo concetto, ne ho analizzato l’origine ed il significato, per poi ribaltarlo creandone uno nuovo. Dal mostro saggio che dà consigli a quello pauroso di tutto. Ne ho disegnati tantissimi, ho realizzato un libro, spille, t-shirt. È stato molto interessante e divertente.
Hai collaborato con le case editrici DeAgostini e Mondadori, i magazine Anorak Magazine, Growing Graphics – Design for Kids (Index Book, Spagna), e recentemente con grandi aziende come Eni Energia e Barilla. Come cambia il lavoro nelle varie realtà che hai vissuto da vicino?
Dalle tempistiche alle tematiche, per me è sempre un dramma. Alcuni ti lasciano libera interpretazione, altri ti danno un sacco di paletti e poi modifiche, modifiche e ancora modifiche. Spesso mi capita di pensare che non sappiano nemmeno loro quello che vogliono… C’è da impazzire! Fortunatamente non sempre è cosi. E poi la soddisfazione di vedere il proprio lavoro pubblicato ti ripaga da ogni cosa.
E quel portafogli che hai disegnato?
Il portafogli è un progetto per Poketo, sito americano che collabora con illustratori da tutto il mondo. I portafogli costano poco e sono molto belli. In ognuno c’è dentro una spilletta! Se vi piace il mio lo trovate qui, ma ce ne sono molti altri di bellissimi!
Cos’è il progetto Whaleless?
Save the Whales è un progetto per sensibilizzare il pubblico alla strage di balene che ogni anno viene compiuta negli oceani di tutto il mondo, ed è sostenuta da Green Peace. Sono state organizzate varie mostre in tutta Italia. Insieme a me hanno supportato il progetto moltissimi altri illustratori.
Nel 2009 pubblichi il tuo primo libro illustrato edito da Topi Pittori, dal titolo “Non si incontravano mai”. Come nasce l’idea per questo libro?
Scrissi un’e-mail alla casa editrice Topi Pittori in occasione della fiera del libro per ragazzi a Bologna per fissare un appuntamento. Loro rimasero molto colpiti da una serie di icone che avevo realizzato per un asilo di Milano. Da qui nacque l’idea di un libro dove il testo è prettamente per il genitore, ed invece le immagini riprendo varie parole all’interno del testo in forma estremamente semplificata, per interagire con il bambino (per tre anni di età all’incirca). La lettura diventa un momento dello stare insieme dove ognuno impara qualcosa.
Oggi sei designer di orologi per un noto marchio svizzero. Come ti rapporti con l’idea di illustrare un oggetto che si indossa quotidianamente?
Lavorare su un prodotto che si indossa è bellissimo. Disegno dai bracciali in metallo, ai tessuti, alle grafiche ed illustrazioni stampate su cinturino in plastica. Guardo sempre i polsi delle persone quando sono in giro, e mi è capitato spesso di vedere indossato qualcosa di mio… È un’emozione fantastica!