Alcune ufficiali del corpo sanitario si scattano delle foto e girano dei video mentre umiliano i neonati al nido
Io rimango sempre più scioccata da tutto quello che accade ogni giorno a questo mondo. Ma la gente se ne è uscita di testa? Come è venuto in mente a queste due ufficiali del corpo sanitario di arrivare a fare una cosa del genere solo per cercare di ricevere più like possibili su un social network? Guardate questa foto:
Due donne, ufficiali del corpo sanitario del Naval Hospital di Jacksonville, negli Stati Uniti, durante il loro turno nel reparto maternità, si sono divertite a fotografare i neonati tenuti al nido, in posizioni umilianti, li hanno insultati e poi, divertite, hanno postato tutto sul loro profilo social. Nella foto precedente, una di loro ha alzato il povero bambino per le ascelle e poi lo ha fatto ballare a ritmo di musica rap, mentre la sua collega riprendeva il tutto in un video. Poi lo hanno pubblicato su Facebook, accompagnato dalla scritta: “andremo all’inferno”. Mentre guardate quest’altra:
Un altro neonato che dorme, con un bel dito medio davanti alla fotografia e un’elegante frase sul post con scritto: “questo è quello che provo nei confronti di questi piccolo diavolo”. Forse si stavano annoiando, forse volevano passare il tempo, forse erano davvero alla disperata ricerca di like o forse il loro cervello, quella notte, aveva deciso di darsela a gambe!
Come hanno fatto a non pensare che la voce, in una città, si sarebbe presto sparsa e che i genitori di quei neonati avrebbero potuto vedere quelle immagini? E’ ciò che, infatti, è accaduto. I genitori hanno denunciato le due ragazze, le hanno insultate e minacciate. L’ospedale le ha sospese dal loro incarico e sono state obbligate a togliere tutti i contenuti pubblicati quella notte.
Adesso sono in attesa di giudizio e presto pagheranno per ciò che hanno fatto! Non capisco perché la gente sia così ritardata certe volte. Se il lavoro non vi piace, non lo fate! In un ospedale non si va per essere maltrattato, ma per essere curato, aiutato e se si è un bambino, anche “coccolato”!