Stavano per far nascere il suo bambino con il cesareo ma alla fine hanno dovuto ricucirla
“E’ stata l’esperienza più brutta di tutta la mia vita, ma allo stesso tempo è stata quella che me l’ha radicalmente cambiata, in meglio. Ho scoperto di aspettare un bambino e ne ero tanto tanto felice ma poi ho scoperto anche di avere dei problemi.
Avevo un difetto di aderenza della placenta, quest’ultima si stacca e i villi coriali giungono nel perimetro, invadendo la parete uterina e gli altri organi vitali, si chiama placenta percreta. Mi hanno dovuto ricoverare per far nascere il mio bambino, non sarebbe sopravvissuto. Mi sono affidata al team medico della Stanford Health Care e nel luglio del 2014, 30 chirurghi si sono occupati del mio caso.
Volevano permettere al mio Leo di nascere in buona salute ma ho riportato delle complicazioni. L’invasione era peggiore di quanto pensassero, ero a rischio di infezioni e di emorragie spontanee. Così hanno deciso di interrompere l’intervento e mi hanno ricucita. Nei 3 giorni successivi mi hanno spostato sa una sala ospedaliera all’altra e non ho potuto abbracciare il mio bambino.
Le analisi hanno mostrato un’insufficienza epatica, stavo morendo. Nonostante io me la sia vista brutta, quegli angeli hanno lottato per me e il mio bambino giorno dopo giorno. E’ stata dura ma alla fine ce l’ho fatta e vi giuro che il loro sostegno, il loro incoraggiamento e il loro affetto è stato di vitale importanza.
Ho potuto abbracciare il mio Leo e finalmente tutto era tornato alla normalità!.
Per questo ho preso la mia decisione, sono diventata una volontaria dell’ospedale.. Oggi sono una paziente sostenitrice della salute materna e della sicurezza dei neonati. Parlo all’interno di diversi gruppi del mio paese, cerco di incoraggiare le persone attraverso la mia esperienza e circa l’importanza della donazione della placenta e del sangue. Mi sento una donna migliore, è come se il Signore mi avesse dato una seconda possibilità per fare la differenza! Ogni mamma ha bisogno di una mano tesa e io voglio essere quella mano!”