Oscar Niemeyer: "La vita è un soffio"
La vita incredibile dell'architetto che ha disegnato un'intera città
“Il mio progetto migliore? Cambiare il mondo!”
Questo è stato il pensiero di Oscar Niemeyer, scomparso lo scorso anno all’età di 104 anni. Architetto genio indiscusso, l’ultima delle grandi aquile dopo Le Corbusier, Mies van de Rohe, Frank Lloyd Wright, Alvar Aalto e Luis Kahn.
Nato e morto nella città che ha disegnato, Brasilia, ha meravigliato il mondo con i suoi edifici dalle forme futuriste e aliene, come la sede Mondadori a Milano e l’auditorium di Ravello.
Ci ha lasciato in eredità oltre alle sue magnifiche architetture anche le sue forme di pensiero, sempre potenti e positive.
“Non è importante l’architettura, importante è la vita, importanti sono gli amici e la nostra voglia di cambiare questo mondo sbagliato.”
“Disegnare la forma nuova e creatrice che il cemento armato suggerisce, scoprirla, moltiplicarla, inserirla nella tecnica più d’avanguardia. Questo è per me inventare lo spettacolo dell’architettura”.
“Non è l’angolo retto che mi attrae, né la linea diritta, dura, inflessibile, creata dall’uomo. Quello che mi affascina è la curva libera e sensuale: la curva che trovo sulle montagne del mio paese, nel corso sinuoso dei suoi fiumi, nelle onde dell’oceano, nelle nuvole del cielo e nel corpo della donna preferita”.
Dal suo studio che domina l’interminabile spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro dove la luce irrompe dalle grandi finestre e le pareti bianche sono piene di disegni delle sue opere, tracciati con un’unica linea, ha detto:
“Quando la miseria si moltiplica e la speranza abbandona il cuore degli uomini… C’è solo la rivoluzione. La terra è nostra!”
“La bellezza vale più di tutto.”