Ritratti al DNA
Basta un mozzicone di sigaretta, un frammento di capello o una gomma masticata per conoscere l'aspetto di uno sconosciuto?
Provate a immaginare la scena. State camminando per strada mentre masticate un chewing gum che comincia a non avere più nessun sapore. Siete di fretta, lo sputate per terra e proseguite nella vostra giornata (siete degli sporcaccioni, ma ora non è questo il punto). Qualche ora dopo, ecco che arriva una donna misteriosa, che raccoglie la gomma dal marciapiede e la ripone in una busta di plastica che poi etichetta con attenzione. Che starà mai facendo? La donna misteriosa si chiama Heather Dewey-Hagborg e dal vostro chewing gum estrarrà niente meno che il vostro DNA con cui vi farà un bel ritratto per il suo progetto di arte informatica “Stranger Visions”.
L’idea le è venuta, pensate un po’, in una sessione di psicoterapia in cui stava osservando un’immagine incorniciata alla parete quando si è accorta che c’era un capello infilato in una piccola fessura del vetro. La mente ha iniziato a vagare e Heather ha cominciato a pensare a chi potesse appartenere il capello e, in particolare, che aspetto potesse avere quella persona. Da quel momento ha iniziato a interessarsi alla traccia genetica che lasciamo dietro di noi ogni giorno della nostra vita, e a chiedersi se le caratteristiche fisiche di una persona possano essere identificate attraverso il DNA.
Attraverso un complicato procedimento di rilevazione e analisi dei dati l’artista – non entreremo qui nel dettaglio, ma chi vuole può approfondire sul blog – l’artista ha elaborato le sue “Stranger Visions”, una serie di ritratti 3D basati su campioni di DNA prelevati da oggetti trovati sulle strade di Brooklyn. In realtà, c’è chi sostiene che non sia affatto possibile ricostruire l’aspetto fisico di una persona sulla base del DNA. Insomma, anche se non siamo molto distanti da Gattaca, l’idea è se non altro intrigante – o inquietante a seconda dei punti di vista.