Spazzatura dal mare: Rifiuti fatti ad arte
Quanta bellezza si può nascondere nella spazzatura?
C’è stato un periodo, quando vivevo a Milano, in cui ero letteralmente ossessionata dai guanti che trovavo. Per strada, in metropolitana, nei locali, ovunque mi voltassi c’era un guanto, solo e disperato come solo un guanto spaiato sa essere, da raccogliere. Quando mi sono accorta della frequenza con cui mi capitava e ho pensato per la prima volta di collezionarli – forse ispirata da “Ogni cosa è illuminata” in cui il protagonista è un collezionista che raccoglie oggetti in buste di plastica – devo aver ritenuto che ne fossero già passati troppi sotto ai miei occhi perché la cosa avesse ancora un senso. E ora la mia intricata relazione con i guanti dispersi di Milano mi è tornata alla mente guardando il lavoro di Gabriel Orozco.
L’artista messicano ha creato installazioni scultoree e fotografiche a partire dalla spazzatura raccolta in due siti. “Astroturf Constellation” è una collezione di piccoli rifiuti – elastici di gomma, monete, etichette, ecc. – raccolti in un parco giochi di New York e nata quasi per caso: Orozco ne aveva notati alcuni la prima volta raccogliendo un boomerang dal terreno.
La seconda installazione si chiama “Sandstars” ed è una composizione di oggetti raccolti sulle coste della riserva della biosfera di Isla Arena, in Messico, dove le correnti oceaniche fanno arrivare rifiuti industriali come bottiglie di vetro, lampadine, cappelli, ecc.
Un lavoro simile è poi quello di Barry Rosenthal, che raggruppa i rifiuti in categorie concettuali e di colore, rivelando l’incredibile bellezza della spazzatura.
Categorizzati e ordinati, i rifiuti assumono un senso tutto nuovo, creando un microcosmo di bellezza che stupisce se si pensa che la materia prima sono scarti della nostra società. In natura creano i disastri ambientali che tutti conosciamo. Raccolti e messi in mostra in un museo si fanno “ammirare”… E alla fine è buffo come installazioni del genere sembrino rivolgersi allo spettatore dicendo “Lo sai che io non dovrei esistere, vero?”