Le Lagune e il Salar de Uyuni: un itinerario in Bolivia
C'è un luogo in Bolivia fuori dal tempo. 4 giorni attraversando lagune, deserti, montagne, piane di sale. Paesaggi surreali, sei sulla terra o sulla luna?
Prima di arrivare in Bolivia non avevo idea di cosa potesse significare la parola altitudine. O per lo meno, per quanto il significato fosse chiaro, non ne avevo mai fatto davvero esperienza.
Che in Bolivia si arrivi dall’Argentina o dal Peru, il passaggio è graduale e talmente “smooth” che, nonostante il cambio radicale rispetto alla europea Buenos Aires e alla coloniale Cuzco, questo Paese si lascia introdurre magistralmente già dalle zone di frontiera, più boliviane che argentine o peruviane.
Siamo nell’ombellico del mondo, geograficamente individuato nel Lago Titicaca, nella terra dove la leggenda vuole che il primo Inca sia sorto dalle acque, una terra di miti e tradizioni, dove fa sempre freddo e si toccano i 5000 metri, storie di miniere e guerre, un popolo orgoglioso e forte.
La Bolivia ha il cielo azzurro, anzi blu. Più in alto si sale quanto più sembra di poterlo toccare. L’aria si appesantisce, la difficoltà a respirare si fa sentire al punto che anche soli 100 metri possono sembrare un’eternità e ci si chiede se si arriverà mai a destinazione.
Un Paese silenzioso, perché a 5000 metri, tutto è causa di perdita di energie e il fiato è importante, troppo importante per essere sprecato in parole inutili.
Magica ed intensa, ricca di bellezze naturali e culturali che l’hanno resa particolarmente interessante ai miei occhi, ma un luogo in particolare ha rapito i miei sensi: il cammino che da Tupiza mi ha portata fino ad Uyuni attraversando alcuni dei panorami più originali del mondo.
Una corsa in 4×4, accanto a lagune dai colori brillanti, attraversando deserti, toccando i 5000 metri e tornando giù. Geiser, acque termali tra campi innevati, il salar più grande del globo.
Che avventura!
Siamo al confine con Cile ed Argentina, a ovest San Pedro Atacama e a sud Tilcara alla scoperta delle lagune colorate e del salar più grande del mondo.
Le Ande si ergono imponenti, segnano il confine naturale con il Cile, e in jeep si corre su strade non segnate seguendo un percorso che Ilario, l’autista, ormai conosce a memoria e nel quale potrebbe orientarsi anche a occhi chiusi.
Siamo partiti da Tupiza, a poca distanza dalla frontiera tra Bolivia ed Argentina.
L’arrivo è stato a Uyuni.
4 giorni e 3 notti in un’avventura in una fetta di mondo spaziale, in cui i grandi spazi sudamericani si mostrano componendo un quadro armonico di colori forti e diversi tra loro.
Lo scenario nei 4 giorni di vaggio è cambiato in più occasioni. Le montagne (cerros) colorate a diversi strati per l’erosione aprono la prima giornata.
Sappiamo che raggiungeremo i 5000 metri durante questo viaggio, Ilario ci regala delle foglie di coca da succhiare per non farci cogliere dal mal di testa o non cadere in sonni profondi.
Modesta, la cuoca, prepara le colazioni, i pranzi e le cene, riesce a fare tutto in posti così piccoli e scomodi. Si destreggia in cucine rudimentali nel mezzo del deserto e senza alcuna comodità, sfidando il freddo ogni mattina.
Lei è una “chola”, il cui termine si tradurrebbe in campagnola, ovvero una donna che veste ancora con abiti tipici e dalle forti tradizioni.
Nel mentre, gli spazi come i tempi si dilatano. Qualche casa di adobo. Mandrie di lama, il niente attorno, neanche qualche altra jeep.
Arriviamo a quasi 5000 metri. Cala la notte. L’accoglienza è locale, nessun lusso, l’unico è una doccia calda di cui non si può abusare.
Non ci sono fuochi con cui riscaldarsi, né termosifoni. Le temperature velocemente calano a -20 gradi.
Dormiamo avvolti in sacchi a pelo continuando ad indossare il cappello di lana, i guanti e il giaccone.
Colazione a base di mate di coca, biscotti, pane, dulce de leche e marmellate e siamo pronti per la partenza. Un altra giornata sfilando agilmente sulla nostra jeep attraverso i territori magici della Bolivia.
Una dopo l’altra scorrono le splendide lagune colorate.
La laguna verde è coperta di ghiaccio quando arriviamo, e la montagna alle sue spalle si rispecchia con minuziosa precisione.
Man mano che il sole comincia a splendere sempre di più il ghiaccio si scioglie.
Il grande lago salato si comincia a colorare, i minerali di rame depositati sul fondo si riappropriano della propia lucentezza e la scenario cambia improvvisamente.
Seguiamo in direzione della Laguna Colorata, dove alghe rosse rendono il luogo surreale colorando il lago di tonalità rosso/rosa, ed in cui centinaia di fenicotteri sostano in totale tranquillità.
Si attraversa il deserto per poi arrivare nel giro di niente a un altipiano innevato. Deserto e neve. Che combinazione pazzesca.
La corsa continua. Sapevamo che dovevamo indossare un costume quel giorno.
Arriviamo di fronte a una pozza fumante circondata da campo di neve. Siamo nelle acque termali della zona, luogo di ristoro e relax per gli intrepidi viaggiatori che sfidando il freddo invernale boliviano.
Si sale ancora più su, i geiser sputano gas e acqua tra distese di neve appena caduta.
Sono passati velocemente ormai 3 giorni, abbiamo vissuto un alternarsi di lagune, campi stepposi sterminati, vasti territori piani e sabbiosi in cui poche ma grandi rocce levigate dal tempo danno vita a forme divertenti da individuare, deserti, pochi e apparentemente disabitati villaggi.
Giusto in tempo per il tramonto arriamo alle porte del Salar de Uyuni. Una distesa bianca e sconfinata di fronte ai nostri occhi, un mare di sale.
Il momento che tutti noi avevamo aspettato era arrivato.
Il sole si muove molto velocemente, credo che questo sia percebibile prevalentemente durante l’alba e il tramonto.
Era buio quando Ilario ha posizionato la sua jeep in un punto secondo lui strategico. Eravamo noi soli in qualche punto del salar.
Il sole inizia ad illuminare la piatta distesa bianca, tutto si colora di rosa. Il bianco del terreno restituisce un colore tiepido e delicato.
Lentamente il rosa torna ad essere bianco e risaliti tutti in macchina seguiamo per la giornata in giro per il Salar e per fare le ormai ben note foto pazze (fotos locas), come questa qui sotto!
Ormai il tour è terminato.
Ci rendiamo di essere vicini alla fine quando da ancora in macchina vediamo la cittadina di Uyuni che segna il confine del Salar.
Termina qui questo viaggio nello spazio e fuori da tempo.
Prendo il mio posto su un bus senza riscaldamenti quando fuori è già buio, credo siano le 20,30.
Mi siedo accanto a un vecchio che ha appena comprato un laptop di seconda mano, è il suo primo computer. È emozionato come un bambino. Sorrido, mi piace questo Paese.
Lascio Uyuni, su un vecchio bus, affollato e sporco, alle mie spalle il Salar, e mi chiedo se, dopo tutto questo, riuscirò più a vivere una esperienza tanto intensa.