E’ stata violentata ad una festa da quattro suoi amici, a soli quindici anni
L’adolescenza è il periodo più brutto per quasi ogni ragazzo, non è sempre semplice accettarsi per quello che si è, gli anni delle scuole e delle superiori sono i più tragici, sia per il ragazzino che per i genitori. Rehtaeh Parsons di Darthmouth, in Nuova Scozia, nel 2001 aveva solamente quindici anni, era una ragazza come le altre, andava a scuola e la sua vita sembrava del tutto normale, fino a quando una sera non va ad una festa con un amico. Il suo incubo iniziò da lì.
Durante quella serata, la sua vita è cambiata per sempre. Quattro suoi compagni di scuola, l’hanno violentata, le hanno fatto delle foto e le hanno mandate in giro per tutta la scuola. Rehtaeh inizialmente non disse nulla ai suoi genitori, ma dopo alcune settimane, non facendocela più, si ritrovò costretta a parlare con sua madre Leah. I genitori l’hanno portata subito in ospedale e hanno fatto partire una denuncia, ma nessuno ha mai cercato o ascoltato quei ragazzi che le avevano rovinato la vita. Infatti un anno dopo, tutta la vicenda si è chiusa per mancanza di prove. Tutti la prendevano in giro, non aveva nessuno con cui potersi sfogare o parlare e il ricordo di quella sera era sempre vivo nella sua mente, nessuno capiva quello che aveva e continuava a provare. Tutti le scrivevano messaggi, per fare sesso con lei, era la ragazza facile… la sua vita era diventata un inferno ed era costretta a lottare ogni giorno. Alla fine decide di cambiare scuola, ma i suoi vecchi compagni, non hanno mai smesso di infastidirla. Era depressa e non voleva mai uscire di casa e diciassette mesi dopo il tragico evento scrive un messaggio su Facebook, che diceva:
“Alla fine non ricorderemo le parole dei nostri nemici, senza il silenzio dei nostri amici”
Rehtaeh, alla fine, si è suicidata nel bagno di casa sua, causandosi delle lesioni cerebrali e finendo in coma. I suoi genitori, dopo averla portata in ospedale e sostenuta per una settimana, hanno deciso di staccare il macchinario che la teneva in vita.
La polizia, non ha mai accusato nessuno per quella tragedia, infatti il padre, Glen Canning, ha affermato che sua figlia è morta per delusione, piuttosto che per essere vittima di bullismo, perché ne la scuola, ne la polizia, hanno fatto qualcosa per aiutarla. Dobbiamo fare qualcosa per evitare questo, non si può sentire che un bambino si suicida perché la società e le istituzioni lo abbandonano.
Non state in silenzio, parlate, denunciate, altrimenti questi bulli, si prenderanno sempre gioco di voi e le loro vite continueranno come se nulla fosse successo. Anche se non fai parte della polizia, o della scuola, puoi fare qualcosa per eliminare questo fenomeno.
Aiutateci a diffondere questo messaggio, in modo tale che i bulli vengano puniti. Condividete!