“Nella mia infanzia, mio padre mi ha infettato con l’HIV”
“Ho cercato di non guardare dalla sua parte, lo vedevo con la sua divisa bianca da carcere, ma lo riconoscevo dalle foto che mai madre mi faceva vedere da piccolo. Era mio padre, ma non sento niente, lui per me non è nulla. I miei genitori si sono incontrati nel 1991, in un centro di addestramento per medici, in Missouri, dopo cinque mesi sono andati a vivere insieme e a metà del 1991, hanno scoperto che aspettavano me!
Quando sono nato, mio padre era molto felice, ma tutto è cambiato quando è andato in Medio Oriente, per l’operazione Desert Storm. Quando è tornato a casa, il suo atteggiamento era del tutto diverso nei miei confronti e in quelli di mia madre, ha iniziato ad alzarle le mani e ha chiesto il test del DNA, per vedere se ero realmente suo figlio. Così mamma, quando avevo solamente undici mesi, ha deciso di lasciarlo e quel punto è totalmente scomparso dalla mia vita, diceva che non aveva figli, infatti si rifiutava anche di pagarmi gli alimenti. A quel punto sono arrivate le minacce, tipo: Tuo figlio non vivrà fino a i sei anni. Oppure: Ora che ci siamo lasciati non abbiamo più nessun legame. In quel periodo, Brian, questo il nome di mio padre, lavorava in un laboratorio medico e iniziò segretamente a prelevare campioni di sangue infetto. Quando, ad un anno, sono stato ricoverato, i miei genitori, non avevano più alcun tipo di rapporto, ma mia madre decise di chiamare comunque mio padre. Fece rispondere un collega, che le disse che lui non aveva figli. Ma l’ultimo giorno del mio ricovero, si presentò in ospedale e mandò mia madre alla mensa. A quel punto mi ha infilato un ago nelle vene con il sangue infetto di HIV, ma ero troppo piccolo per capire. Quando mia madre è tornata, stavo collassando e tutti i miei segnali vitali erano calati a picco, perché il sangue che mi ha iniettato non era del mio stesso gruppo. Mia mamma ha chiamato subito i medici che mi hanno stabilizzato e dopo qualche giorno mi hanno dimesso. Con il passare degli anni peggioravo sempre di più ma nessun dottore capiva il perché, stavo malissimo, infatti la notte mi alzavo e chiedevo a mia madre di non farmi morire! Un giorno, il mio medico, dopo che mi aveva fatto tutti gli esami possibili, ha chiesto all’ospedale di farmi il test per l’HIV. Sono risultato positivo e con tre infezioni complicate! Tutti credevano che non ci fosse speranza per salvarmi.
Mi hanno fatto prendere tantissimi farmaci, sembravo un bambino normale, ma un ora dopo ero ricoverato in ospedale per una nuova infezione. Sebbene, mentre ero in cura molti bambini morivano, io con sorpresa dei medici, mi riprendevo. Alla fine sono riuscito anche ad andare a scuola, con uno zaino pieno di farmaci, ma tutti mi escludevano, credevano che l’AIDS, si potesse trasmettere anche se si appoggiavano alla tavoletta del water. Non sono mai stato invitato ad una festa di compleanno e tutti mi escludevano da tutto, ero sempre solo. Ma erano i genitori dei miei compagni, che avevano paura che io li potessi infettare.
Solo all’età di dieci anni, ho capito la cattiveria che mio padre ha usato nei miei confronti ed infatti, provavo molta rabbia, voleva solo uccidermi e ha condannato la mia vita per sempre! Quando avevo tredici anni ho scoperto la Bibbia ed anche la Fede e quindi ho deciso di perdonarlo…
Alla nascita mi hanno chiamato Jackson Stewart Jr, ma la R, finale l’ho aggiunta io perché volevo il cognome di mia madre. Mi piace scherzare sull’HIV e sul vivere senza un padre, molte persone non mi capiscono credono che il mio senso dell’umorismo sia un senso di difesa, ma non è così, se puoi ridere delle tragedie che ti capitano, non sei protetto, ma hai potere su quello!
Ora le mie cellule T superano la norma, il che significa che non posso diffondere il virus a nessuno, ho abbassato la dose del farmaco da venti tre pillole ad una al giorno. Sebbene Brian Stewart, dice di soffrire della sindrome post-traumatica, dopo quello che subito in Arabia Saudita, io non gli credo.
Mi piacerebbe, un giorno essere un buon padre, vorrei educare i miei figli con speranza, voglio che loro sappiano che viviamo in un mondo meraviglioso e che sarò sempre li per proteggerli!”
Questo è quello che ha detto Jackson Stewart Jr, davanti i giudici nel tribunale del Missouri, per la condanna del padre. Non so voi, ma io ho la pelle d’oca!