The Rolling Stones Day – Hyde Park live 2013 al cinema il 5 dicembre
Cinquant'anni di carriera e tutti ancora qui a fare il tifo per gli Stones. Ecco quattro buoni motivi, uno per ognuno
Se lo scorso luglio non eravate ad Hyde Park a Londra a vedere i Rolling Stones, non prendete appuntamenti per il 5 dicembre, unica data di uscita nelle sale cinematografiche di The Rolling Stones in Hyde Park 2013, il documentario del concerto di quest’estate, eco dell’epico concerto del 1969. Nel cinquantennale di carriera dei Rolling Stones, il film documentario in alta definizione è l’ennesima ciliegina sulla torta di un anno di celebrazioni. Verrà presentato in anteprima al Medimex di Bari, salone dell’innovazione musicale di Bari (6-8 dicembre) e distribuito solo in alcune sale (controllare sul sito del distributore Nexo Digital).
Se vi chiedete il perché dell’immarcescibile successo degli Stones, ho trovato ragioni sufficienti a farvi gridare “In Stones we trust”, una per ciascuna delle quattro pietre rotolanti del rock’n’roll.
Solidità – Charlie Watts
Attraverso gli anni ci sono sempre stati. A momenti in pausa, cambiando alcuni componenti, a tratti ciascuno con il proprio progetto solista ma gli Stones non si sono mai sciolti. Come un solido matrimonio d’altri tempi dove volano piatti del servizio buono e si arriva a far pace rotolandosi sui cocci, dove ci si urla addosso ma si sa che senza l’altro si va poco lontano, in salute in malattia, finché morte non ci separi (ricordando Brian Jones) così è stata la presenza degli Stones in musica negli ultimi cinquant’anni. Solida come una buona base ritmica, con punte jazzistiche, sostenuta con sobrietà dal compassato Charlie Watts.
Giovani dentro – Ronnie Wood
Quale modo migliore per mantenersi giovane se non circondarsi di persone giovani? È quello che deve pensare il sessantaseienne Ronnie Wood, quando perde la testa per donne che potrebbero essere le sue figlie, come la cameriera diciottenne Ekaterina Ivanova per cui lascia la moglie Jo nel 2008 e l’attuale moglie Sally Humphries, trentaquattrenne sposata nel 2012 con il benestare del testimone best man Rod Stewart.
Moderazione – Keith Richards
Alla casa di riposo preferiscono il rehab. Nonostante abbiano più o meno tutti avuto dipendenze da alcol, droghe e farmaci l’emblema assoluto della sopravvivenza alle sostanze stupefacenti ha le sembianze incartapecorite di Keith Richards. Nonostante tutto quello che abbia aspirato, fumato, sniffato, ingerito o si sia sparato in endovena, a 69 anni Keith Richards è ancora tra di noi e a parte qualche problema con le rughe profonde in ottima forma direi. Come ci è riuscito? Facendo un uso “moderato” dell’eroina, come racconta nella autobiografia Life. Less is more, anche per il dissoluto Riff man.
Chiaroscuro – Mick Jagger
Sono la party band edonistica più grande di tutti i tempi ed al tempo stesso interpreti di romanticismo, capaci di passare da atmosfere impetuose (Brown Sugar, Gimme Shelter, Let’s spend the night together, Sympathy for the devil, It’s only rock’n’roll ecc…) a ballad melanconiche come Wild Horses, Angie, Love in Vain, Ruby Tuesday. La dualità tra diavolo ed angelo, perdizione e riflessione, colori ed oscurità porta il nome di Mr. Paint it black, Mick Jagger.