Sobrr, il social che dura 24 ore
Un nuovo modo per riavvicinarci alle nostre vite o per tutelarne la privacy?
Inutile negare che il massiccio uso dei social network ha cambiato considerevolmente il nostro modo di socializzare e soprattutto di porci nei confronti degli altri: se prima nessuno considerava questo aspetto adesso scrivere “la cosa giusta” o avere una bella foto profilo agli occhi degli altri fa una notevole differenza.
Come invertire la tendenza? Come riportare tutti con i piedi per terra incoraggiandoli a vivere l’attimo spontaneamente?
Sempre con una nuova piattaforma social, ma con dinamiche diverse. Nasce così da questi presupposti Sobrr, il social network dove tutte le nostre attività, dalle postate alle amicizie, durano solo 24 ore per poi scomparire.
“Vogliamo incoraggiare i nostri utenti a vivere il momento. (…) Le altre reti sociali manipolano il nostro rapporto con il tempo e lo spazio, Sobrr vuole sfuggire a questa seconda variabile” dice Bruce Yang, il fondatore ventiseienne di Sobrr, ex ingegnere informatico di LinkedIn al sito VenturBeat. Poi continua: “Lasciando un segno all’interno dei social network,” – come foto e post – “le persone vivono costantemente nel passato. Sono spesso siamo ossessionati dal creare un’ immagine inline di se stessi presentabile e positiva. Invece di godersi ogni attimo, non fanno altro che imporre questa maschera”.
Tutte le nostre attività sul social dureranno quindi 24 ore, le amicizie che abbiamo stretto in una giornata svaniranno e i messaggi scambiati con gli altri utenti saranno visualizzabili una volta sola, proprio come succede nella vita di tutti giorni: incontri fortuiti e conversazioni fugaci di cui a fine giornata non rimane traccia, se non il ricordo del momento e la voglia di rimettersi in contatto con gli altri.
L’ amicizia di 24 ore è un concetto intuitivo che tutti gli altri social hanno trascurato”, dice Yang. “Nella vita reale le persone socializzano con gli altri, ma fanno amicizia solo con chi gli piace.”
Un concetto quindi molto controcorrente rispetto ai social più comuni, dove il numero dei follower e la qualità delle nostre postate ha una sorta di valore nel definire chi siamo, un concetto che personalmente condivido molto: quante volte Facebook vi ha consigliato di aggiungere tra gli amici persone che conoscete ma con cui ormai non parlare più? Avete mai cancellato delle foto o tolto l’amicizia ad un vostro ex fidanzato o amico? Non sono bei momenti, anzi, è girare il dito nella piaga.
Alcuni però hanno erroneamente interpretato questa peculiarità come un modo per proteggere la nostra privacy e, perché no, evitare imbarazzanti figure. Del resto tutti noi abbiamo inviato un messaggio o postato un contenuto di cui poi ci siamo pentiti, ma se poi tutto scompare nel giro di 24 ore allora dove sta il problema?
Esistono applicazioni di messaggistica che “tutelano” la nostra privacy, come ad esempio CyberDust, dove possiamo mandare messaggi criptati che si cancellano 30 secondi dopo che sono stati letti, oppure Burn Note, dove è possibile leggere i messaggi solo scorrendo il dito sopra il testo (tipo inchiostro simpatico digitale) e una volta letti si autodistruggono.
Non penso che Sobrr e queste app possano essere in qualche modo accomunate e in uno slancio di ottimismo voglio cogliere le parole di Yang come un invito a essere meno costruiti e più genuini sui social: e a tutti coloro che invece pensano che criptare i propri messaggi sia sensato pongo l’invito a farsi un esame di coscienza: non è che invece avete qualcosa da nascondere?
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