Pride, l'unione fa la forza! Dall'11 dicembre al cinema
Due realtà opposte che si uniscono e cambiano la storia di un paese... per sempre
È uno dei film più attesi dell’anno, in tutte le sue proiezioni ha messo d’accordo pubblico e critica, non solo per la sua carica emotiva ed artistica, ma per la forza della storia che racconta.
Pride, al cinema dall’11 dicembre, si basa su una storia vera che ha segnato la storia contemporanea dell’Inghilterra.
Siamo nel 1984, in UK la Lady di Ferro Margaret Thatcher annuncia la chiusura di una miniera di carbone nello Yorkshire, solo la prima di una serie di chiusure di siti minerari che porteranno alla perdita di 20.000 posti di lavoro. Arthur Cargill, capo del sindacato della categoria, proclama uno sciopero che durerà, seppur in condizioni difficilissime, per un anno intero. Per tutto questo tempo gli scioperanti vengono visti come un nemico del paese, dei violenti criminali irragionevoli ai quali, per renderli ancora più deboli, vengono anche sequestrati i fondi del sindacato.
Dalla loro parte si schiera solo un’altra minoranza, quella omosessuale. Ed ecco che un gruppo di giovani attivisti gay londinesi si ribattezza LGSM (“Lesbiche e gay a sostegno dei minatori”) e decide di mostrare concretamente la propria solidarietà alla causa dei lavoratori delle miniere.
Nonostante il gruppo riesca a raccogliere soldi e beni di prima necessità, i minatori mostrano una forte chiusura verso questi omosessuali, questo mondo sconosciuto farcito solo di pregiudizi.
A rompere il ghiaccio sarà Dai Donovan, sindacalista dei minatori, l’unico a mostrare un’apertura nei loro confronti che genererà poi un’unione senza precedenti, una coalizione che cambierà per sempre la storia del paese e le sue leggi sociali.
Quello che più colpisce del film, oltre alla bravura del cast perfettamente costruito e alla splendida sceneggiatura, è l’umanità dei due gruppi protagonisti. Se questo era l’aspetto che il regista Matthew Warchus intendeva risaltare, ci è riuscito benissimo.
Quello che viene fuori non è una semplice lotta di classe o di genere, è una guerra ideologica molto più ampia: il bene comune contro l’interesse personale, la società contro l’individuo, il socialismo contro il capitalismo.
A tal proposito, pochi anni dopo lo sciopero Margaret Thatcher disse che non esisteva una cosa come la società, ma esistevano semplicemente gli individui e le famiglie. I protagonisti di Pride credono fermamente nel contrario, credono nell’unione, nella forza della comunità e lo dimostrano, cosa che negli anni pare si sia perduta.
I minatori che arrivano in massa con i pullman al Gay Pride londinese del 1985 è un momento storico e umano senza precedenti. In seguito le Unions inglesi, proprio su impulso dei sindacati dei minatori, includeranno i diritti delle persone gay e lesbiche nel loro statuto.
Il film non è una commedia romantica, ma è una storia carica di romanticismo, se per romantico si intende “sentimentale”. Due realtà apparentemente opposte che nonostante le differenze superano gli ostacoli, cominciano a parlarsi e si dimostrano della reciproca sincera solidarietà, questo è Pride, aldilà dei fatti che hanno segnato la storia di un paese, quello che arriva più di tutto è questo senso di fratellanza e di profonda umanità.
Un film in grado di raccontare una dura vicenda politica senza alcun patetismo gratuito, colorandola con la giusta dose di ironia e di spensieratezza che rende tutto ancora più piacevole.
Nulla da aggiungere, proprio un bel film.