Alessandro Leon Asoli condannato a 30 anni: le motivazioni dei giudici
Una scena da film dell'orrore: così i giudici hanno definito l'esperienza vissuta dalla mamma di Alessandro Leon Asoli
La Corte d’Assise del Tribunale di Bologna ha reso note le motivazioni che li hanno spinti ad optare per una condanna a 30 anni di reclusione per Alessandro Leon Asoli. Il 20enne, nell’aprile dello scorso anno aveva avvelenato la madre e il suo compagno, aggiungendo del nitrito di sodio nella pasta al salmone che lui stesso aveva preparato. L’uomo non era sopravvissuto, mentre la donna era riuscita a salvarsi grazie all’aiuto dei vicini.
Una vicenda che aveva sconvolto l’Italia intera e in particolare la comunità di Casalecchio di Reno, piccolo comune nei pressi di Bologna.
Alessandro, allora 19enne, a metà di aprile dello scorso anno aveva deciso di portare a termine un piano che premeditava da tempo. Aveva acquistato del nitrato di sodio su internet e lo aveva aggiunto nella pasta al salmone che lui stesso si era offerto di preparare.
Il suo intento era quello di avvelenare e togliere la vita a sua madre e al suo compagno, perché secondo lui colpevoli di avergli rovinato la vita.
Il suo piano, però, è riuscito a metà. Loreno Grimaldi, patrigno del ragazzo, nonostante avesse sentito un sapore strano nella pietanza, l’aveva comunque mangiata tutta, per non fare un torto al figliastro. La donna, invece, insospettita ne aveva mangiata poca.
Perché la Corte ha dato 3o anni ad Alessandro Leon Asoli
L’uomo poco dopo aver mangiato si è accasciato sul divano ed è defunto poco dopo in preda a dolori lancinanti. La donna, invece, avendo mangiato poca pasta è riuscita a restare vigile e ad avvertire la vicina di casa che a sua volta ha chiamato i soccorsi.
A maggio scorso la pm di turno aveva chiesto al Tribunale che Alessandro Leon Asoli venisse condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’uomo e a 18 anni di prigione per il tentato omicidio di sua madre.
Dopo 12 ore di camera di consiglio, la Corte d’Assise aveva optato per una condanna a 30 anni di reclusione, più 3 anni di libertà vigilata a fine pena.
“Una sequenza da vero film dell’orrore e un dolorosissimo, lungo, autentico dramma“: così il magistrati hanno definito l’esperienza terrificante vissuta in quelle ore da Monica Marchioni, mamma di Alessandro.
I giudici hanno poi esposto le motivazioni che li hanno spinti a determinare una pena che abbia una fine determinata. Questi hanno:
…valutato le aggravanti equivalenti alle attenuanti generiche, concesse per l’età, non ancora 20ennne e perché senza nulla togliere alla sua responsabilità e all’assenza di significativi e rilevanti problemi di natura psichiatrica, la sua vicenda familiare aveva contribuito a non farlo maturare abbastanza.