Alessia Pifferi dal carcere chiede solo del suo compagno: l’uomo è irreperibile
Alessia Pifferi piange e non riesce a capire perché il suo compagno non si fa sentire e non va da lei in questo momento: "Non è lucida"
Non riesce a contattare il suo compagno e Alessia Pifferi non si da pace. Dal carcere chiede soltanto dell’uomo di Leffe, con il quale ha trascorso i sei giorni di abbandono della piccola Diana.
Il 58enne, dalla scoperta della tragedia, si è reso irreperibile. Ha il cellulare sempre spento, forse ha cambiato numero. Una cosa è certa, non vuole avere più nulla a che fare con la donna.
Gli aveva raccontato di voler andare da sola a trovarlo, per respirare un po’ e che avrebbe lasciato Diana al mare con la sorella. L’uomo non aveva idea che, invece, la bambina fosse a casa da sola, a morire di stenti.
Durante quei giorni trascorsi insieme, sono anche tornati a Milano perché lui aveva delle questioni di lavoro, ma Alessia Pifferi non gli ha chiesto di passare per casa.
Dopo l’arresto, la donna ha spiegato agli inquirenti che non ha voluto rovinare il loro rapporto, già in crisi. Ha pensato a Diana e al fatto che quella volta sarebbe potuta finire diversamente, ma ha preferito non interrompere la vacanza con il compagno, perché doveva capire se con lui ci fosse la possibilità di un futuro insieme: “Ho sperato che quello che le avevo lasciato le bastasse”.
Quando Alessia Pifferi ha fatto rientro alla sua abitazione e ha trovato la figlia morta, ha subito chiamato l’uomo. Questo non riusciva a capire, le ha domandato cosa avesse fatto e se avesse sentito la babysitter. Soltanto dopo ha scoperto che Diana non era con la zia e che non era mai esistita nessuna babysitter. Ogni volta che andava a Leffe, lasciava Diana da sola, in un lettino da campeggio, con un biberon di latte. Lo aveva fatto per diverse volte, per un massimo di 3 giorni. Ma quella volta, era rimasta con lui per sei giorni.
Oggi La Pifferi piange in carcere e chiede dell’uomo, che si è reso irreperibile. Non riesce a comprendere, come ha spiegato il suo legale, la gravità di quello che ha fatto e come ha stravolto la vita di tutti coloro che la circondavano. Non è lucida e racconta la storia di Diana come se fosse una cosa normale, che non le appartiene. Per questo, gli avvocati della difesa hanno chiesto una perizia neuroscientifica e psichiatrica. Vogliono capire lo stato mentale della madre di 37 anni.