Alessia Pifferi, la sorella sottolinea che bastava una telefonata per salvare la nipote Diana
Ecco cos'ha detto la donna durante il processo
Sul caso di Alessia Pifferi, la sorella interviene, sperando che la donna alla sbarra per il decesso della figlioletta di soli 18 mesi possa provare pentimento per quello che ha fatto. La donna sottolinea che bastava una telefonata per salvare sua nipote, Diana. Invece, la bimba è venuta a mancare di stenti, dopo che la donna l’ha letteralmente abbandonata a se stessa.
Lei si difende, per lei la colpa è sempre di qualcun altro, ma spero che sia davvero pentita di quello che ha fatto.
Queste le parole di Viviana, sorella di Alessia Pifferi, che si trova sotto processo con l’accusa di omicidio. Ha lasciato la figlia Diana, che aveva solo 18 mesi, a morire di stenti.
Non voglio riallacciare i rapporti con lei, io ripenso a quella bambina lasciata nel lettino come una bambola, quello che ha detto oggi era molto mirato diceva molti ‘non ricordo’.
Queste le parole della sorella al termine dell’intervento in aula della sorella di 37 anni. Viviana Pifferi è arrivata in tribunale con una maglia con la foto della nipote. Nel processo lei è parte civile.
L’amore di un figlio va oltre qualsiasi cosa, invece lei ha chiuso la porta e l’ha lasciata sola. Bastava una chiamata per salvare Diana, lei non ci ha neanche chiamato dopo.
Alessia Pifferi, la sorella in aula ascolta le parole della mamma di Diana
Ho lasciato Diana sola pochissime volte, non ricordo quante e non è mai successo niente.
Queste le parole della mamma di Diana, che afferma di averla lasciata solo per andare a fare la spesa. Ma anche per interi fine settimana con il compagno. Come è accaduto dal 2 giugno al 20 luglio 2022. Non emergono emozioni dal racconto del momento in cui ha trovato la figlia di 18 mesi senza vita nel suo lettino, nella loro casa di Milano.
Le lasciavo due biberon di latte, due bottigliette d’acqua, del teuccio.
Eppure la lasciava lì per interi giorni E per non far arrabbiare il compagno non tornava mai da lei, anche se ha ammesso di aver spesso chiesto di poterla raggiungere. Il 20 luglio, quando è tornata a casa, ormai era troppo tardi.