Anila Grishaj: la rabbia della mamma di Luana D’Orazio
La morte di Anila Grishaj ha riaperto una ferita nel cuore di Emma Marrazzo, mamma di Luana, morta nel 2021 schiacciata da un macchinario
Tanti gli elementi che la magistratura sta analizzando, per cercare di chiarire quanto prima quello che è accaduto nella giornata di martedì in una ditta di prodotti alimentari in Veneto. Ci sarebbe un indagato per la morte di Anila Grishaj. Circolano nel frattempo i messaggi di cordoglio e rabbia sui social. A parlare è stata anche Emma Marrazzo, mamma di Luana D’Orazio.
Intorno alle 12:30 dello scorso martedì è avvenuto l’ennesimo dramma sul posto di lavoro, che purtroppo è costato la vita a Anila Grishaj.
La 26enne di origini albanesi, ma residente nel trevigiano da anni e assunta da 5 anni alla Bocòn, una ditta di surgelati di Pieve di Soligo, è rimasta schiacciata da un macchinario ed è morta in pochi istanti di terrore.
Nel registro degli indagati, per ora, ci è finito un suo collega, che potrebbe aver attivato un pulsante che ha attivato il braccio meccanico che ha travolto la giovane.
Per chiarire questo e altri punti ci sarà bisogno di indagini e analisi approfondite di tutti i fattori. Ciò che al momento insorge nella mente di tutti è la rabbia per un’ennesima tragedia che molto probabilmente poteva essere evitata.
Anila Grishaj: le parole della mamma di Luana D’Orazio
Oltre ai vari sindacati e alle associazioni che si battono per la sicurezza sul lavoro, un parere importante è arrivato anche dalla signora Emma Marrazzo, che quanto accaduto oggi a Anila Grishaj, lo ha vissuto qualche tempo fa a sua figlia Luana.
Luana morì in circostanze drammaticamente analoghe a quelle di Anila, schiacciata da un orditoio in una ditta tessile di Montemurlo. Il macchinario, a seguito dei controlli, risultò essere stato manomesso. La signora ha definito questi episodi “omicidi” e non “incidenti” sul lavoro:
Ogni volta che c’è una giovane vittima morta sul lavoro si sentono tante chiacchiere, tante parole di cordoglio, ma poi non cambia mai nulla. Quando ho appreso questa terribile notizia ho sentito come una pugnalata al cuore. Ogni volta che c’è una tragedia sul lavoro per me la ferita aperta con la morte di mia figlia Luana torna a sanguinare, forse ancora più di prima. Lo sconforto mi assale, perché non cambia mai niente: si parla ogni volta di prevenzione necessaria dopo tutte le morti e poi non viene fatto niente. Ogni morte è per me uno choc insopportabile, il dolore torna sempre più forte.
Direi anche di smetterla con la definizione di ‘morte bianca’: è una morte bianca solo per chi non paga mai, per i familiari delle vittime è una morte ‘nera’. Le istituzioni parlano e basta quando ci sono infortuni mortali ma questo massacro va fermato subito. È una vera e propria guerra. Serve sicurezza vera sul lavoro, basta chiacchiere.