Arrestati i quattro assassini di Maurizio Cerrato
I Carabinieri hanno disposto il fermo per 4 uomini, ritenuti responsabili della morte di Maurizio Cerrato
A quattro giorni di distanza dal brutale omicidio di Maurizio Cerrato, 61 anni, di Torre Annunziata, sono state finalmente arrestate le quattro persone ritenute responsabili di tale efferato gesto. L’accusa per loro, quattro uomini dai 26 ai 51 anni, è quella di omicidio volontario in concorso.
La vicenda è accaduta lo scorso 19 aprile a Torre Annunziata, Napoli. Maria, la figlia di Maurizio, stava litigando con alcune persone per un parcheggio. Pare che queste occupassero abusivamente un parcheggio con delle sedie da 12 anni. La ragazza, stufa del sopruso, aveva spostato le sedie e aveva parcheggiato la sua auto.
Di risposta, gli uomini le avevano fatto un dispetto, quello di bucarle una gomma. A quel punto la ragazza non è riuscita a tenersi dentro la rabbia ed ha iniziato il litigio. Sentendo il trambusto, era intervenuto Maurizio in sua difesa.
A quel punto, l’uomo di 61 anni, noto anche per essere il custode degli scavi di Pompei, ha ricevuto prima un colpo di crick in testa e poi una coltellata in pieno petto.
Nonostante i soccorsi siano intervenuti tempestivamente, per l’uomo non c’è stato nulla da fare.
Il complicato arresto dei 4 assassini di Maurizio Cerrato
Fin dalla sera stessa dell’omicidio di Maurizio Cerrato, le forze dell’ordine hanno avviato una vera e propria caccia all’uomo. L’intento era quello, ovviamente, di rintracciare il prima possibile i responsabili del crimine.
Ieri, in serata, finalmente la buona notizia. I Carabinieri hanno individuato e fermato i 4 assassini. Si tratta di Antonio Venditto (26 anni), Antonio Cirillo (33 anni), Giorgio Scaramella (51 anni) e Domenico Scaramella (51 anni). Tutti e quattro, dopo il fermo, sono stati trasferiti presso la struttura detentiva di Poggioreale, a Napoli.
Le indagini dei Carabinieri, fortunatamente concluse con esito positivo, sono state più complicate del previsto. A rallentare le operazioni, sia l’assenza di immagini di telecamere di video sorveglianza, sia l’omertà diffusa nei testimoni che hanno assistito alla scena.