“Arriva un’altra denuncia” Neonata rapita Cosenza: i genitori della piccola ora hanno perso la pazienza
I genitori della neonata rapita a Cosenza annunciano azioni legali contro la clinica Sacro Cuore per omessa vigilanza, denunciando l'assenza di scuse e comunicazioni ufficiali da parte della struttura.
La storia della piccola Sofia ha scosso l’opinione pubblica dopo il rapimento avvenuto il 21 gennaio presso la clinica Sacro Cuore di Cosenza. I genitori della neonata, profondamente colpiti dall’accaduto, hanno deciso di avviare un’azione legale contro la struttura sanitaria, ritenuta responsabile per la mancanza di vigilanza che ha permesso il sequestro della loro bambina. L’avvocata della famiglia ha dichiarato che non è mai stata ricevuta alcuna comunicazione di scuse da parte della clinica.
Il rapimento e il successivo ritrovamento della neonata
Sofia è stata rapita il 21 gennaio 2023, ma fortunatamente è stata ritrovata poche ore dopo grazie all’intervento della Squadra Mobile di Cosenza. La donna accusata, Rosa Vespa, è stata arrestata e si trova attualmente in carcere con l’accusa di sequestro di persona. Secondo le indagini, Rosa Vespa sarebbe riuscita ad accedere alla clinica dal 8 gennaio fino al giorno del rapimento, entrando in media almeno due volte al giorno. Questo solleva interrogativi sulla sorveglianza e sulle procedure di sicurezza adottate dalla struttura sanitaria. La clinica ha affermato che la donna sarebbe stata presente solo durante gli orari di visita, ma le circostanze dell’accaduto hanno spinto la famiglia di Sofia a chiedere chiarimenti e giustificazioni.
Le affermazioni del marito di Rosa Vespa
Il marito di Rosa Vespa, pur essendo stato inizialmente indagato, è stato poi scarcerato. Nel suo interrogatorio, ha dichiarato di essere stato ingannato dalla moglie, che gli aveva fatto credere di essere incinta. La donna, il giorno del finto parto, è stata accompagnata in clinica dalla madre, ma quest’ultima è rimasta fuori su richiesta della figlia. Rosa ha mantenuto distante il marito e altri familiari, sostenendo che il bambino avesse contratto il Covid e necessitasse di osservazione. Tuttavia, dopo sei giorni, il marito ha insistito per visitare il bambino e, secondo quanto riferito, Rosa gli ha mostrato un neonato a caso. Successivamente, ha chiesto al marito di andare a prendere il bambino il 21 gennaio, giorno in cui ha rapito Sofia.
Azione legale contro la clinica Sacro Cuore
La famiglia di Sofia ha deciso di intraprendere un’azione legale nei confronti della clinica Sacro Cuore di Cosenza, sostenendo che ci sia stata una grave negligenza da parte del personale medico. L’avvocata Chiara Penna ha affermato che non sono state ricevute scuse né comunicazioni dalla clinica, evidenziando come il trauma vissuto dalla famiglia sia inaccettabile. Gli avvocati della famiglia hanno formalmente diffidato la clinica, sostenendo che ci sia stata una mancanza di custodia e vigilanza nei confronti dei pazienti, in particolare dei neonati. Stanno anche valutando ulteriori azioni legali, sia in sede civile che penale, per tutelare i diritti della famiglia nei confronti di chiunque sia coinvolto nella vicenda.
Le dichiarazioni degli avvocati
Gli avvocati Chiara Penna e Paolo Pisani hanno chiarito che l’azione legale si basa sulla responsabilità della clinica per il sequestro di persona subito dalla neonata. Hanno sottolineato che il caso richiede un’attenzione particolare e che non escludono di presentare ulteriori accuse in base alle indagini in corso. La situazione ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza degli ospedali e sulla protezione dei pazienti, in particolare dei più vulnerabili come i neonati. La famiglia di Sofia, pur cercando di affrontare il trauma, desidera che venga fatta giustizia e che la clinica sia ritenuta responsabile per quanto accaduto.