Batterio killer a Verona: il racconto di Francesca Frezza, mamma della piccola Nina
Francesca Frezza pretende che tutti i responsabili dell'ospedale di Verona si dimettano dalla loro posizione: "Forse mia figlia, ora sarebbe ancora viva"
Dopo l’individuazione del batterio killer all’ospedale di Verona, la mamma della piccola Nina, Francesca Frezza, ha deciso di protestare e di ottenere la sua giustizia. Il Citrobacter si era annidato nel rubinetto del lavandino del reparto di terapia intensiva neonatale. Proprio quel rubinetto dal quale usciva l’acqua per lavare i bambini appena nati.
La mamma di Nina ha raccontato che l’ospedale era a conoscenza di questo pericoloso batterio dal 2018, ma ha deciso di chiudere il reparto soltanto lo scorso giugno. Negli ultimi due anni sono 96 i bambini attaccati dal Citrobacter, 9 celebrolesi e 4 morti. Tra quest’ultimi anche la sua piccola Nina.
Francesca ora pretende che tutti i medici, gli operatori sanitari e i responsabili dei reparti coinvolti, si dimettano.
È arrivato l’esito della commissione d’indagine che Luca Zaia ha nominato. Una conferma di ciò che ho sempre pensato.
Le indagini sono partite proprio dopo la denuncia di questa mamma e dopo un anno dalla morte di Nina, è venuta fuori la verità. Il batterio killer, insieme ad altri batteri, si era colonizzato nel rubinetto del lavandino dell’ospedale di Verona. Una vicenda assurda eppure reale.
Francesca è arrabbiata, perché la sua protesta non è stata ascoltata sin da subito. Ha raccontato di essersi recata alla struttura sanitaria e di aver preteso provvedimenti. Nonostante tutti sapevano che quel batterio era presente dal 2018, si è deciso di chiudere tutto, soltanto nel mese di giugno di quest’anno.
Avrebbero dovuto chiudere tutto dopo il secondo caso. Perché non l’hanno fatto? Se l’avessero fatto, forse la mia Nina oggi sarebbe viva e invece è morta, dopo atroci sofferenze.
La morte della figlia di Francesca Frezza
La piccola Nina è nata prematura, ma sana, all’ospedale di Borgo Trento, l’11 aprile del 2019. Dopo otto giorni dal parto, la bambina ha iniziato a mostrare sintomi come febbre, tachicardia e convulsioni.
Un’infezione che l’ha colpita e che in poco tempo ha attaccato il suo cervello, portandola in uno stato vegetativo.
Francesca alla fine, quando ha capito che il batterio era nell’ospedale e che la sua Nina non aveva più speranze, ha deciso di trasferirla all’ospedale Gaslini di Genova, per darle quella che lei stessa ha definito “una morte dignitosa”.