Bimbo precipitato dal balcone a Napoli, la famiglia non sapeva dei problemi psichici del domestico
Non sapevano che fosse in cura
L’avvocato della famiglia di Samuele, il bimbo precipitato dal balcone a Napoli, sostiene che i genitori non sapessero nulla dei problemi psichici del domestico, presunto assassino del piccolo di 4 anni. L’uomo lo avrebbe preso in braccia sul terrazzo e lo avrebbe gettato giù. La caduta è risultata purtroppo fatale per il bimbo.
Mariano Cannio da anni lavorava come domestico, non solo per la famiglia di Samuele Gargiulo ma anche per i parenti. I rapporti non erano affatto tesi.
Queste le parole di Domenico De Rosa, legale della famiglia di Samuele Gargiulo, in occasione di un incontro con la stampa nei giorni in cui è stato disposto l’esame autoptico sul corpo del piccolo e in cui la salma è stata restituita ai genitori per celebrare il funerale e dire addio per sempre al piccolo di casa.
Gli avvocati della famiglia Gargiulo, in merito a quanto emerso nelle prime ore dopo la tragedia, con voci che sottolineavano che la famiglia fosse a conoscenza dei problemi psichici dell’uomo, ci tengono a precisare che si tratta di teorie del tutto infondate.
Che la persona non stesse bene alla famiglia non risultava affatto. La mamma era presente, Samuele non era affidato a Mariano Cannio, il quale svolgeva funzioni puramente di carattere domestico, le pulizie.
Bimbo precipitato dal balcone a Napoli, la posizione del domestico Mariano Cannio
L’avvocato, infine, sottolinea che la famiglia del bambino morto venerdì scorso dopo una caduta dal terzo piano della sua casa, in via Foria a Napoli, non cerca vendetta. Vuole solo sapere cosa è successo al piccolo Samuele e qual è il coinvolgimento di Mariano Cannio, un uomo che in casa era una persona di fiducia.
La famiglia non cerca né vendetta né soluzioni catastrofiche nei confronti di Mariano Cannio. La famiglia aspetta la verità, di capire perché è successo.