Clelia Ditano, la 25enne deceduta cadendo nel vano ascensore: la svolta clamorosa nelle indagini

Il gip ha sottolineato la presenza di vari indizi contro gli indagati, ritenuti responsabili della morte di Clelia Ditano.

Si è parlato tanto della morte assurda della giovane Clelia Ditano, la ragazza che compiendo un terribile passo nel vuoto aprendo l’ascensore al quarto piano ha trovato la morte. Tante le ipotesi fin da subito, moltissime le supposizioni e le considerazioni sull’insensata apertura dell’ascensore al quarto piano senza che fosse presente il vano che trasporta le persone su e giù per il condominio.

Clelia Ditano, la 25enne deceduta cadendo nel vano ascensore: la svolta

Nell’ambito dell’indagine sulla morte di Clelia Ditano, un dramma avvenuto a Fasano il Primo luglio scorso, c’è stata una svolta clamorosa. Il decesso della giovane è avvenuto a causa della sua caduta nel vano ascensore, un ritrovamento da parte della famiglia che è stato descritto come drammatico, proprio grazie al suono dello smartphone della povera ragazza che squillava dal primo piano, dove giaceva il corpo di Clelia Ditano.

Clelia Ditano, la 25enne deceduta cadendo nel vano ascensore: la svolta

La ragazza abitava nella palazzina con la sua famiglia, stava scendendo nuovamente dopo aver avuto la necessità di muoversi dal condominio per un oggetto probabilmente dimenticato. Il giudice per le indagini preliminari (gip) del tribunale di Brindisi ha emesso un’ordinanza contro due dei quattro indagati.

L’ordinanza del gip prevede il divieto temporaneo, della durata di un anno, di esercitare determinate attività professionali e imprenditoriali. Questa misura, richiesta dalla procura, riguarda l’amministratore di condominio e il responsabile tecnico della società di manutenzione degli ascensori, accusati di omicidio colposo. Clelia Ditano non doveva ritrovarsi davanti a un vuoto che l’avrebbe inghiottita per sempre.

Clelia Ditano, la 25enne deceduta cadendo nel vano ascensore: la svolta

Nel provvedimento cautelare, il gip ha sottolineato la presenza di vari indizi contro gli indagati, ritenuti responsabili, nell’ambito delle loro competenze, di “grave negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza della normativa e degli obblighi contrattuali relativi alla regolare manutenzione dell’impianto ascensore del condominio”.

Gli accusati dalla Procura non avrebbero impedito l’uso dell’ascensore, “omettendo consapevolmente di effettuare le necessarie riparazioni, di mettere in sicurezza l’ascensore e di vietarne l’uso, nonostante le ripetute segnalazioni di difettosità nella chiusura delle porte ai piani”.