Come e dove si è nascosto Moussa Sangare dopo l’omicidio di Sharon Verzeni
I tentativi di depistaggio messi in atto da Moussa Sangare per passare inosservato dopo l'omicidio di Sharon Verzeni
Sono stati trenta giorni di indagini intense e senza sosta quelle condotte dagli investigatori incaricati di risolvere il misterioso caso dell’omicidio della 33enne Sharon Verzeni. Un caso che si è risolto in queste ultime ore grazie al lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalle due testimonianze che hanno incastrato il colpevole, poi reo confesso, Moussa Sangare.
In mano i militari avevano poco e nulla: solo quel video dell’uomo in bici che sfrecciava veloce, alla fine di via Castenate, a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo, appena dopo aver ucciso con 4 coltellate la giovane barista. La svolta, avuta grazie al supporto delle testimonianze rilasciate da due marocchini ventenni ed infine l’arresto.
I tentativi di depistaggio attuati da Moussa Sangare per passare inosservato
Compiuto l’omicidio, Moussa Sangare è ritornato nel suo paese di residenza, Suisio, a pochi km di distanza da Terno d’Isola. Qui Sangare ha trascorso tutti i 30 giorni, cercando di passare inosservato il più possibile, mantenendo un profilo basso e senza farsi vedere troppo in giro. Usciva solo la sera sul tardi.
Uno dei vicini di casa ha riferito al Corriere della Sera di averlo visto circa cinque giorni fa, alle 5.30 del mattino, con indosso gli occhiali da sole. Il titolare della pizzeria Le Piramidi in piazza, Ayman Shokr, lo aveva visto di sfuggita due settimane fa che usciva da un bar.
Quando Sangare è stato fermato e condotto in caserma, presentava un taglio di capelli appena fatto. A dimostrazione del tentativo di cambiare il suo look ed essere meno riconoscibile possibile.
Alla domanda postagli dai militari su quando avesse tagliato i capelli, lui ha risposto, mentendo, tre mesi fa. Così come ha negato di essere stato a Terno d’Isola, smentito dalle telecamere di sorveglianza.
Le modifiche apportate alla bici
Fra i suoi tentativi di non essere riconosciuto, Sangare avrebbe apportato modifiche anche alla bici: ha cambiato infatti il manubrio e i catarifrangenti. Cambiamenti però che non sono bastati agli investigatori per deviare l’attenzione sull’indiziato, avendo trovato troppe similitudini tra il suo mezzo e quello ripreso dalle telecamere.
Il killer alla fine, incalzato dai militari, ha ceduto e confessato tutto, anche dove ritrovare l’arma del delitto usata per uccidere Sharon. Ovvero a Medolago, in un’area verde sulle rive dell’Adda. Qui i sommozzatori hanno anche rinvenuto un sacchetto coi vestiti e le scarpe che l’assassino indossava la sera dell’omicidio.