Coronavirus: parla l’oncologo Paolo Ascierto sul farmaco anti-artrite
CORONAVIRUS: speranza grazie ad un farmaco anti-artrite. Interviene l'oncologo Paolo Ascierto.
Durante lo spaventoso periodo dell’emergenza sanitaria in Italia, a causa del Covid19, è giunta una notizia da Napoli, che ha ridato un po’ di speranza. Due pazienti in gravi condizioni, ricoverati al Cotugno, sono migliorati nel giro di 24 ore, dopo la somministrazione di un farmaco anti-artrite, il Tocilizumab. È stato ribattezzato il farmaco della speranza.
Poiché le domande riguardo l’argomento sono molte, è intervenuto il conosciuto oncologo, direttore dell’Immunoterapia Oncologica dell’ospedale Pascale di Napoli, Paolo Ascierto.
L’oncologo, ha spiegato a Tgcom24, che solitamente questo farmaco viene impiegato per curare l’artrite reumatoide. Si tratta di un farmaco che va ad agire contro le tempeste di citochine, che si scatenano nel momento in cui c’è una reazione immunitaria importante, la stessa che avviene nel polmone a causa del coronavirus. Ecco perché è nata l’idea che avrebbe potuto dare degli effetti positivi.
“Dopo l’intuizione abbiamo contattato i colleghi cinesi, che ci hanno detto di averlo utilizzato su 21 pazienti, tutti in seguito migliorati. Così abbiamo deciso di iniziare il trattamento su 2 pazienti. Il primo ha dato miglioramenti dopo 24 ore, ma prima di togliere i tubi, stiamo aspettando i risultati della tac. Anche il secondo ha avuto miglioramenti, ma in modo meno importanti. Per gli altri pazienti trattati, dobbiamo ancora aspettare”, ha dichiarato Paolo Ascierto.
“Adesso bisogna capire quanti pazienti rispondono al trattamento, Come si fa a capire il miglioramento del paziente e quando è il migliore momento per iniziare il trattamento. È stata creata una task force, insieme all’ ospedale Cotugno, per la creazione di un protocollo scientifico che adesso verrà mandato all’Agenzia Italiana del Farmaco, che lo valuterà e poi ne estenderà l’impiego”.
Il medico ha poi spiegato che non si tratta di un farmaco in via sperimentale, ma di un farmaco che esiste già. Quindi adesso ci sono due cose da tener presenti, lo studio e il trattamento. Infine, ha sottolineato l’importanza della collaborazione internazionale. L’Italia è in contatto con la Cina e anche con gruppi americani, con i quali sfrutta e condivide dati.
“Hanno iniziato il trattamento a Brescia, Milano e Fano”.