Covid, in Italia ci sono tre tipi di focolai. Sebastiani: “Preoccupa la loro crescita”
Covid, in Italia ci sono tre tipi di focolai. Sebastiani: "Preoccupa la loro crescita". Attraverso uno studio è stato possibile individuare le zone più colpite.
Emergenza Covid, Giovanni Sebastiani lancia l’allarme: “Crescita esponenziale di focolai in Italia. Soprattutto nord e costa tirrenica“. Sono stati individuati tre tipi di focolai nel nostro Paese.
Il ricercatore del Cnr, Giovanni Sebastiani, ha parlato di una nuova evoluzione dell’epidemia in Italia che si sta sviluppando diversamente rispetto ai mesi precedenti.
La spiegazione di Giovanni Sebastiani
“Da giugno quando è iniziata la prima vera fase due e poi la fase tre, il contagio è stato caratterizzato dal fenomeno dei focolai. Alla fine di maggio eravamo in una condizione molto buona. Diversi clinici e virologi riportavano dati incoraggianti, sia per la carica virale, sia per il grado di sintomatologia dei pazienti, elementi correlati tra loro. Anche l’incidenza era in diminuzione. La crescita esponenziale nel numero di focolai adesso è allarmante”.
Secondo l’andamento dei contagi nel nostro Paese, al nord risultano più cluster (grappoli Covid) rispetto al sud. Sono stati individuati più focolai nelle regioni tirreniche. Al momento però non ci sono regioni esenti dal contagio.
Da giugno si parla di focolai scoppiati in parte dopo le aperture delle frontiere ma “anche i flussi interni hanno contribuito a questa nuova conformazione dell’epidemia“.
Sebastiani però ci ha tenuto a chiarire che questi focolai, nonostante siano tanti, generalmente sono circoscritti nell’arco di una o massimo due settimane.
“Tramite contact tracing e isolamento, le autorità sanitarie riescono a circoscriverli”.
Le regioni più colpite dai focolai Covid
Ad essere più colpite sono la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Toscana. Il ricercatore del Cnr da febbraio sta studiando l’evoluzione dell’epidemia dal punto di vista numerico. Quello che più preoccupa è che l’epidemia da Covid nel nostro Paese si sta sviluppando diversamente rispetto alla primavera scorsa.
“Da giugno, quando è iniziata la prima vera fase due e poi la fase tre, il contagio è stato caratterizzato dal fenomeno dei focolai”.
“Eravamo in una condizione molto buona – ha spiegato riferendosi all’ultimo periodo di maggio -. Diversi clinici e virologi riportavano dati incoraggianti, sia per la carica virale, sia per il grado di sintomatologia dei pazienti, elementi correlati tra loro. Anche l’incidenza era in diminuzione“.
Ma c’è un miglioramento negli effetti sulle persone e sulle risposte più tempestive del sistema sanitario nazionale.
“La concentrazione maggiore al Nord si spiega perché, anche se l’epidemia è in ritirata, l’epicentro dei contagi iniziali è stato lì. È ragionevole che questi fenomeni siano concentrati al Nord, perché le dinamiche di contagio sono pressoché le stesse della prima fase”.
Dallo studio di Sebastiani è emerso che le regioni più colpite sono quelle che si affacciano sul Tirreno. Una spiegazione di questo fenomeno potrebbe essere quella dei flussi stradali che avvengono maggiormente lungo il Tirreno. “Ma, per il momento, resta solo un’ipotesi“.