Cuno Tarfusser svela i motivi che lo hanno convinto a presentare istanza per la revisione della condanna a Rosa e Olindo

Per Cuno Tarfusser le tre prove che portarono alla condanna d'ergastolo per Rosa e Olindo sono state raccolte in modo "non genuino"

Un ruolo importantissimo per la presentazione dell’istanza per la revisione della sentenza della strage di Erba, oltre ai legali difensori di Rosa Bazzi e Olindo Romano, lo ha avuto il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser. Intervistato da Fanpage.it, il magistrato ha spiegato cosa lo ha convinto ha presentare l’istanza e i motivi per cui crede che la sentenza ai coniugi possa essere ingiusta.

Cuno Tarfusser strage di Erba

Il discorso che Cuno Tarfusser fa con i giornalisti di Fanpage.it è molto semplice e lui lo riassume spiegando che le tre prove, che all’epoca dei fatti avevano portato alla sentenza di ergastolo per Rosa e Olindo, non siano genuine.

Le tre prove a cui si riferisce sono, in ordine: la testimonianza del supertestimone Mario Frigerio, la macchia di sangue rinvenuta sull’auto di Olindo Romano, appartenente a Valeria Cherubini e non comparsa in alcuna foto né repertata, e la confessione dei coniugi. Tutti argomenti su cui si è discusso molto negli anni e che il sostituto pg ritiene, come detto in precedenza, prove non del tutto genuine. Soprattutto alla luce degli sviluppi tecnici e scientifici che ci sono oggi.

Cuno Tarfusser strage di Erba
Credit: Fanpage.it

Il giornalista chiede poi a Tarfusser dei video che circolano in rete, mandati recentemente in onda da Quarto Grado, in cui i coniugi Bazzi e Romani sono ripresi mentre forniscono dei racconti dettagliati della strage.

Cuno Tarfusser strage di Erba

Tarfusser ha risposto dicendo che quelle viste da tutti in questi giorni sono delle “pseudoconfessioni”, rese dagli imputati in dei colloqui con un consulente di parte, in un momento in cui si stava ipotizzando di puntare all’incapacità di intendere e volere. Non sarebbero dunque quelle le confessioni su cui si è basato il processo e che hanno portato alla condanna.

Quelle agli atti, come spiega, sono le confessioni rese da Rosa e Olindo l’8 e il 10 gennaio del 2007. Nella prima occasione, subito dopo l’arresto, si erano detti innocenti, salvo poi confessare due giorni dopo, negli interrogatori del 10 gennaio. In quel caso però, secondo Tarfusser non furono confessioni piene e chiare, ma ognuno di loro cercò di prendersi le colpe e scagionare l’altro e viceversa.

Un altro dubbio per il sostituto pg di Milano è rappresentato proprio quei due giorni intercorsi tra i due interrogatori, in cui non è chiaro cosa sia successo.