Davide Rebellin: il dolore e la rabbia della sua famiglia
"Non riesco proprio a capire come non si sia accorto di averlo investito": lo sfogo di Carlo, fratelli di Davide Rebellin
La tragedia che ha colpito il mondo del ciclismo italiano lo scorso 30 novembre ha dei retroscena che sicuramente dovranno essere chiariti. La famiglia di Davide Rebellin, ex campione di ciclismo investito e ucciso da un camion a Montebello Vicentino, vuole andare a fondo alla vicenda e capire come sia stato possibile che il camionista non si sia fermato dopo l’impatto.
Sono centinaia i messaggi arrivati in questi drammatici giorni da tutti gli amanti dello sport, non solo da quelli di ciclismo. Toccanti ad esempio quelli di Davide Cassani, Commissario tecnico della nazionale di ciclismo. O quelli di Ivan Basso e Vincenzo Nibali.
Davide Rebellin, lo scorso 30 novembre era uscito per la sua solita sessione di allenamento. Aveva annunciato il suo ritiro dalla carriera agonistica lo scorso ottobre, ma non era riuscito a staccarsi da quella che era la sua più grande passione.
Proprio tra quelle strade che conosceva come le sue tasche, in cui nell’arco di 51 anni di vita avrà percorso migliaia e migliaia di km, ha trovato la sua fine.
Un camion lo ha travolto sulla SR11, a Montebello Vicentino, non lasciandogli alcuno scampo.
Il dolore dei familiari di Davide Rebellin
I soccorsi arrivati sul posto non hanno potuto far altro che constatare il decesso del corridore. Le forze dell’ordine, invece hanno fin da subito iniziato le indagini per chiarire la dinamica dell’incidente e per rintracciare il camionista.
Quest’ultimo, dopo aver investito Davide, si sarebbe allontanato senza prestare soccorso e facendo perdere, almeno per ora, le sue tracce.
Uno dei primi ad arrivare sul luogo della tragedia è stato Carlo, il fratello di Davide. Per lui e per la sua famiglia c’è un dolore incalcolabile, ma anche rabbia.
L’uomo ha raccontato ai giornalisti de Il Corriere della Sera che, vedendo le condizioni in cui erano ridotti il corpo e la bici di Davide, è assolutamente impossibile che il camionista non si sia accorto di nulla.
Poi i dubbi anche sulla dinamica:
Mio fratello è cresciuto in queste zone, qui si è allenato per anni e conosceva queste strade come le sue tasche. Mi aveva detto che avrebbe fatto le solite tre, quattro ore di pedalate e poi sarebbe tornato a casa. Davide stava pedalando intorno alla rotonda, sul lato della strada. Per come erano ridotti il corpo e la bici trascinata per decine di metri, proprio non riesco a capire come il conducente del camion non si sia accorto di averlo investito.