Delitto di Cogne: la villetta resta alla Franzoni, estinta la procedura esecutiva di Taormina
La villetta dove si consumò il delitto di Cogne rimarrà proprietà della Franzoni, i dettagli della vicenda
A seguito dell’estinzione della procedura esecutiva dell’avvocato Carlo Taormina, la villetta, dove il 30 gennaio avvenne il delitto di Cogne, rimarrà proprietà di Franzoni. A dichiarare estinta la procedura dell’avvocato è stato il giudice del tribunale di Aosta, Paolo De Paola. Taormina e la famiglia Franzoni sarebbero giunti ad un accordo.
La villetta dove il 30 gennaio 2002 si consumò il delitto di Cogne rimarrà proprietà della famiglia Lorenzi-Franzoni. Dopo la sospensione dell’esecuzione immobiliare da parte dei coniugi Lorenzi, la casa era finita all’asta con un’offerta minima di 626.475 euro. Poco dopo il giudice Paolo De Paola aveva disposto la sospensione della vendita fino ad oggi.
Annamaria Franzoni, rispetto ad una sentenza civile passata in giudicato a Bologna, deve al suo ex legale Carlo Taormina ben 275 mila euro. Il motivo è un mancato pagamento degli onorari difensivi. per cui tale somma è divenuta successivamente circa 450 mila euro nell’atto di pignoramento.
Tuttavia, la sospensione della vendita della villetta è stata disposta dopo che Carlo Taormina non aveva mostrato alcuna opposizione a tale sospensione. Di fronte a tale gesto, in molti hanno pensato che fosse frutto di una trattativa in corso con i coniugi Lorenzi per giungere alla revoca del pignoramento. Queste le parole dell’avvocato in merito alla questione:
Con la famiglia Franzoni non stiamo facendo trattative, stiamo ricevendo le somme.
Turismo macabro all’interno della viletta del delitto di Cogne
Lo scorso febbraio Annamaria Franzoni aveva rilasciato alcune dichiarazioni. La donna aveva deciso di denunciare il turismo macabro all’interno della villetta di Cogne. Durante un processo per violazione di domicilio, lei stessa è comparsa in qualità di testimone.
Gli imputati nel processo erano una giornalista ed un telecineoperatore accusati di essere entrati nella villa di Montroz per preparare un servizio. La Franzoni sosteneva che tale persone avevano commesso atti vandalici e e furti di suppellettili all’interno della sua proprietà.