“Dopo gli omicidi ho fatto..” Riccardo Chiaroni svela altri dettagli di quella tremenda notte
La convalida della detenzione cautelare, le testimonianze dei parenti di Riccardo: il ritratto di un adolescente problematico
Riccardo è il protagonista della strage di Paderno Dugnano. Un ragazzo di soli 17 anni, che ha confessato di aver ucciso suo fratello minore e i genitori in un’esplosione di violenza, frutto di un disagio interiore cresciuto nel tempo.
Il giovane ha spiegato con agghiacciante lucidità la dinamica dei fatti, durante l’interrogatorio. La notte della strage, attorno alle due, il ragazzo ha fatto irruzione nella camera del fratellino, che dormiva serenamente. Il piccolo ha urlato disperatamente chiamando il padre, ma il giovane omicida ha continuato a infliggergli colpi fino a soffocare ogni speranza di sopravvivenza.
“Il primo che dovevo colpire era mio fratello. Era sul letto, girato verso la finestra. La prima coltellata l’ho data alla gola. Lui si è svegliato e ha urlato “papà”.
Riccardo si è poi diretto nella stanza dei genitori. I colpi inferti sono stati in totale 68. Daniela, la madre, è stata la prima, mentre il padre, ansimante e in fin di vita, è stato colpito alla gola “perché stava soffrendo“. Dopodiché Riccardo ha svelato che, in preda al panico, ha nascosto il coltello sotto al cuscino e ha chiuso gli occhi alle vittime “per pietà”.
L’interrogatorio ha svelato un quadro psicologico complesso. Il giovane ha parlato di un senso di estraneità crescente nei confronti del mondo e della sua stessa famiglia, un disagio maturato durante le vacanze estive in Puglia. Leggendo libri sulla Seconda Guerra Mondiale, rifletteva sul dolore umano. Percepiva come superficialità l’atteggiamento dei genitori, soprattutto della madre, su fatti quotidiani.
“Ho cominciato a distaccarmi dalle persone e sentirmi un estraneo, perché nessuno lo avrebbe capito. Se la sentivo lamentarsi di qualcosa pensavo che c’erano altri che pativano sofferenze maggiori”.
Tra i dettagli emersi, c’è anche il particolare del debito in matematica, ma, come ammette lo stesso ragazzo, si tratta solo di un aspetto marginale. Il vero motivo sembra essere una confusa aspirazione all’autonomia e alla solitudine. Un progetto vago, accompagnato dall’idea di andare a combattere in Ucraina, come se l’orrore della guerra potesse lenire il suo tormento interiore.
Riccardo ha agito con premeditazione. Lo dimostra l’uso di una maglietta nera tagliata per impugnare il coltello e l’intenzione iniziale di far ricadere la colpa su altri membri della famiglia. Il giudice, infatti, ha convalidato l’arresto evidenziando la “singolare ferocia” e la “propensione a modificare la versione dei fatti“. L’avvocato del giovane, Amedeo Rizza ha sottolineato la necessità di collocarlo in una comunità.
Il nonno del ragazzo, ha descritto la famiglia come “perfetta“. Ha raccontato, cercando di comprendere l’incomprensibile, di aver parlato con il nipote poche ore prima della strage, senza notare nulla di sospetto.
La zia materna ha descritto la famiglia come “normale”. Ha definito il cognato un buon padre e marito, mentre la sorella era più spigolosa e rigida nell’educazione. Il nipote viene dipinto come:
“Un ragazzo meraviglioso, bravo, educato, che aiutava in casa e praticava sport. Caratterialmente era riservato, con una tendenza a reprimere i propri sentimenti per non disturbare l’equilibrio familiare.”
Le indagini proseguono, con gli inquirenti impegnati a esaminare i dispositivi elettronici sequestrati. La strage di Paderno Dugnano rimane, al momento, un atto di inaudita violenza mosso da un profondo e oscuro malessere adolescenziale.