Dopo tanto tempo dalla triste notizia, la sorella di Céline Dion rompe il silenzio sulle sue condizioni di salute
Céline Dion non migliora, le sue condizioni di salute sono ancora preoccupanti: "Tanti hanno perso la speranza, è una malattia rara"
Come sta Céline Dion? Ancora una volta, è stata la sorella Claudette, attraverso un’intervista con Quebec 7juors, a raccontare come sta la star a distanza di mesi.
Purtroppo, le condizioni di salute di Céline Dion non sono migliorate. La cantante non riesce ancora a stare in piedi per tanto tempo e a controllare i suoi muscoli. Era stata proprio lei a dare la triste notizia ai suoi fan, annullando tutti i concerti e comunicando di aver scoperto di essere affetta dalla sindrome della persona rigida. Si tratta di una malattia rara, un disturbo del sistema nervoso centrale che provoca rigidità muscolare progressiva e spasmi. Solitamente la malattia peggiora, irrigidendo sempre di più il corpo della persona affetta.
Céline Dion è costretta a letto per la maggior parte del tempo e non può usare le corde vocali che le permettono di fare ciò che più ama, cantare. Come ha spiegato Claudette, anche il cuore è un muscolo. Cuore, gambe, braccia e corde vocali, tutti muscoli che non le permettono di tornare sul palco. La star sta ricevendo un affetto incredibile, la sorella ha raccontato che ogni giorno riceve messaggi, lettere, crocifissi, preghiere, amore e affetto da tutti coloro che la amano e che le stanno dando la forza.
Purtroppo, sottolinea Claudette, si tratta di una malattia così rara, che nemmeno viene studiata dagli scienziati, perché colpisce poche persone.
C’è chi ha perso la speranza perché è una malattia che non si conosce. Lavora duro, ma non ha ancora il controllo dei muscoli. I problemi che le provoca sono tali da non riuscire a stare sul palco e cantare. Non sono passati ancora. Certo è che, nei nostri sogni e nei suoi, l’idea è quella di tornare sul palco. In quale stato? Non lo so. Le corde vocali sono muscoli e anche il cuore è un muscolo. Dato che la malattia colpisce uno su un milione, gli scienziati non hanno fatto molte ricerche, perché non coinvolge così tante persone.