È morto Graziano Mesina

È morto Graziano Mesina, l'ultimo esponente del banditismo sardo, noto per le sue evasioni. Era malato terminale e recentemente scarcerato per motivi di salute dopo due anni di detenzione.

È venuto a mancare Graziano Mesina, noto come “Grazianeddu”, l’ultimo esponente del banditismo sardo. La sua figura è stata al centro dell’attenzione mediatica per le sue evasioni spettacolari e per il suo coinvolgimento in attività criminali, in particolare nel traffico di droga. A 83 anni, Mesina ha affrontato una lunga battaglia contro un tumore che lo ha portato a essere scarcerato per motivi di salute dal carcere di Opera, dove era detenuto da due anni. La sua vita è stata segnata da una serie di eventi che lo hanno reso un simbolo del banditismo isolano del dopoguerra.

Le evasioni e la scarcerazione

Graziano Mesina era stato arrestato nel dicembre 2021 dopo un periodo di latitanza durato un anno e mezzo. La sua condanna complessiva era di 30 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, ma dopo un ricalcolo, aveva dovuto scontare 24 anni di pena. Inizialmente, era stato incarcerato nel carcere di Badu ‘e Carros, in Sardegna, per poi essere trasferito al penitenziario di Opera, a Milano. Sin dai primi mesi di detenzione, le sue condizioni di salute si erano deteriorate, portando i suoi legali a presentare diverse istanze per ottenere un trattamento adeguato alla sua malattia.

Le avvocate Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier hanno depositato sette richieste al tribunale di sorveglianza di Milano dal marzo 2023, chiedendo che Mesina potesse scontare la pena in una struttura più idonea. L’ultima istanza, presentata di recente, ha trovato accoglimento, con il tribunale che ha disposto il differimento della pena per motivi di salute. Questa decisione ha permesso a Mesina di lasciare il carcere e ricevere le cure necessarie in un contesto più appropriato.

La malattia incurabile e in fase terminale

Una volta trasferito all’ospedale San Paolo di Milano, a Mesina è stata diagnosticata una grave patologia oncologica, ormai diffusa e considerata incurabile. Le sue condizioni erano così compromesse da non permettergli di camminare, alimentarsi o comunicare, e presentava difficoltà nel riconoscere le persone a lui vicine. I legali avevano anche richiesto che potesse tornare in Sardegna per ricevere assistenza dai familiari, considerando che era ancora in grado di sostenere il viaggio. Purtroppo, il 12 aprile, la notizia del suo decesso ha segnato la fine della sua vita, che è stata caratterizzata da un lungo percorso di sofferenza e isolamento.

“Su di lui una sorta di accanimento”

Beatrice Goddi, una delle legali di Mesina, ha dichiarato all’agenzia Ansa che fino all’ultimo il suo assistito è rimasto in carcere, denunciando una sorta di accanimento nei suoi confronti. Ha espresso dispiacere per il fatto che si sarebbe potuto procedere con la scarcerazione anche un mese prima, quando le condizioni di salute di Mesina erano già critiche. I familiari e gli avvocati si stavano preparando a visitarlo e organizzare il suo trasferimento in Sardegna, ma il tragico epilogo ha interrotto bruscamente i loro piani.